I risarcimenti per i danni del maltempo in Lombardia potrebbero arrivare tra molti mesi. La data precisa ancora non si conosce, però i geometri e i tecnici stanno già dicendo ai propri clienti di armarsi di pazienza, perché il percorso potrebbe essere lungo. Tanto per cominciare già dal 28 agosto sui siti dei comuni sono comparsi avvisi nei quali si chiedeva ai cittadini di segnalare i danni riportati. Molti sindaci hanno anche incoraggiato i cittadini a fare presto, anche se a distanza di un mese molti avvisi sono ancora presenti sul sito dei comuni.
DISORGANIZZAZIONE Che manchi una guida di massima da Roma è un dato di fatto, del resto il Governo non si è ancora espresso sulla richiesta di stato di emergenza che è stata presentata e che dovrà essere valutata alla luce dei rilievi mossi dalla Protezione civile, ma i tecnici faticano a districarsi tra i diversi modi di operare dei vari comuni. «In molti comuni – dice Gianfranco Delfrate, architetto e consigliere comunale di opposizione a Cassolnovo – stanno ancora raccogliendo le segnalazioni. Nondimeno ad esempio un collega tecnico mi ha segnalato che a Cassolnovo c’è l’avviso, ma non i moduli. La documentazione che viene inviata in realtà non serve a fare richiesta per i danni, ma a chiedere lo stato di calamità». Che appunto al momento non è ancora stato concesso e, anche qualora lo fosse, vedrebbe i risarcimenti in proporzione ai fondi stanziati. A dire il vero, pur essendoci lo stato di calamità, non sono ancora arrivati i fondi in Emilia Romagna e Marche, dove il maltempo ha causato danni nel mese di maggio.
COME COMPORTARSI A questo punto viene da chiedersi cosa debba fare chi si è trovato il tetto scoperchiato. «Per il momento – dice Delfrate – consigliamo di fare i lavori, non si può certo rimanere con una casa senza tetto. E poi si dovrà attendere l’iter per i rimborsi». Che non è detto vada a buon fine, come spiega lo stesso Delfrate. «Ci potrebbero volere dei mesi – spiega – perché bisogna fare le foto e documentare quali e quanti danni si sono avuti. La documentazione stessa è molto corposa e complessa da realizzare». Il punto è che non è detto che arrivino tutti i soldi che sono stati richiesti né è dato sapere quando eventualmente arriveranno. «Due anni fa – continua – a Langosco hanno ottenuto lo stato di calamità e i rimborsi sono arrivati. Ma non a tutti. C’era così tanta burocrazia che alcuni hanno rinunciato e c’è anche chi ha dovuto restituirli». Insomma il percorso per chi deve accedere ai rimborsi è ancora lungo e potrebbe rivelarsi complesso per molti versi. In tutto al momento sono stati calcolati danni per 42 milioni di euro. Non è detto che il Governo stanzi quella cifra. Nel caso in cui fossero meno c’è la possibilità che alcuni cittadini ricevano meno contributi di quanti in realtà siano stati richiesti. La possibilità di ricevere i rimborsi richiesti si configura come qualcosa di complicato e che potrebbe non dare quelli che sono gli esiti sperati da molti cittadini, che per il momento si trovano i tetti di case, portici e capannoni scoperchiati, oppure parte delle abitazioni distrutte dal crollo degli alberi sradicati.
Andrea Ballone