Mentre è allarme rosso tra allevatori e associazioni di categoria per la diffusione della peste suina africana, Ats Pavia ha riscontrato nell’area metropolitana di Milano il caso zero che ha dato di nuovo il via alla nuova diffusione del virus nel corso delle ultime settimane all’interno di allevamenti domestici dopo un anno di stabilità.
LE INDAGINI «Dal punto di vista epidemiologico il caso zero è stato un focolaio nel milanese, sono stati verificati contatti tra il caso zero e almeno altri 4 focolai, tra cui alcuni della provincia di Pavia – spiega Alessandra Favilli, direttore del Dipartimento veterinario e sicurezza degli alimenti di Ats Pavia – le responsabilità saranno appurate dall’autorità giudiziaria, in quanto sono in corso indagini da parte del gruppo Nas di Cremona e da parte della Procura della Repubblica». Indagini necessarie per risalire alle modalità con cui sarebbe avvenuto il contatto tra il caso zero e gli altri focolai. Tutto questo mentre la situazione rimane preoccupante soprattutto dal punto di vista economico, perché sebbene la sorveglianza intensificata riesca a mettere precocemente in luce casi di malattia in assenza di sintomi clinici, l’unico rimedio alla diffusione del virus rimane
il blocco delle movimentazioni e degli accessi in allevamento – sottolinea Favilli – con danni diretti e indiretti per gli allevatori. Le misure restrittive inoltre si protrarranno a lungo e il comparto suinicolo della provincia di Pavia subirà pesanti ripercussioni per il secondo anno consecutivo.
SERVONO AIUTI Questo si aggiunge al ritardo negli indennizzi, con gli agricoltori che non nascondono l’apprensione: «Non possiamo più andare avanti così – dichiara Alessandra Ubezio, allevatrice dell’azienda San Michele di Cassolnovo – siamo preoccupati e nessuno riesce a darci risposte, senza dimenticare che lo scenario per i prossimi mesi è tutt’altro che roseo, non possiamo più macellare, la nostra attività si è di fatto interrotta e di conseguenza le nostre fonti di guadagno si sono praticamente ridotte al minimo. Inoltre, da quello che sappiamo, la peste suina potrebbe continuare a diffondersi anche nei prossimi anni».
COME USCIRNE Allevatori e aziende suinicole in mancanza di risposte non sanno come uscire dal circolo vizioso, come sottolinea evidenzia Graziano Iaconi, proprietario di Brio Srl titolare di diverse soccide di suini in territorio pavese ovvero contratti per imprese agricole associative tra chi fornisce il bestiame (soccidante) e chi lo alleva (soccidario): «Se qualcuno riuscisse ad assicurarci che tutto quello che al momento non possiamo vendere ci verrà restituito la situazione sarebbe completamente diversa, purtroppo non è così e non sono in grado di avere una prospettiva di quello che potrà essere il mio futuro, ma anche quello degli allevatori e delle rispettive famiglie che hanno e stanno lavorando con me. Mancano le rassicurazioni al comparto suinicolo».
Edoardo Varese