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«La violenza tra i giovani esiste e sta aumentando, ma non bisogna avere paura». E’ un normale sabato sera di fine novembre e le vie del centro di Vigevano si riempiono di ragazzi pronti a divertirsi in compagnia degli amici. Alcuni di loro però, anche durante quello che dovrebbe essere un momento di svago e spensieratezza, non nascondono di provare disagio e preoccupazione riguardo all’aumento di episodi di violenza in città nel mondo giovanile. C’è chi pensa che la causa primaria sia da ricondurre a una rabbia repressa, chi alla mancanza di dialogo con i genitori e controlli da parte delle autorità, chi alla preoccupazione di vivere in un periodo storico che non riesce a infondere certezze e per finire chi lamenta l’assenza di politiche integrative rivolte ai diversi gruppi nazionali presenti nella città ducale.
TRA I GIOVANI Attraversando le vie, le piazze, le zone frequentate dai giovani vigevanesi è possibile raccogliere questa percezione dalla voce diretta delle nuove generazioni. «Mancano controlli da parte delle autorità – racconta Giorgia, studentessa di Psicologia – non solo a Vigevano, ma praticamente ovunque. Ci sono preoccupazioni anche tra i ragazzi per temi come cambiamento climatico, famiglia assente, disoccupazione. Spesso non ci sentiamo compresi o ascoltati». Proporre alternative per prevenire la violenza: Alessandro Puddu è in compagnia di amici in un pub di corso Vittorio Emanuele, si sta divertendo ma non nasconde
di percepire timore a volte nell’uscire da solo. Ci sono vie e zone che preferisco evitare per non correre rischi.
MARANZA Passando sotto al mercato coperto ci si può imbattere in gruppi di ragazzi che ascoltano musica drill e trap. Sono sia italiani sia stranieri di seconda generazione: sono i “maranza” e per alcuni vigevanesi rappresentano un problema. I membri di un gruppetto, intercettati, alle domande ricambiano con uno sguardo strano e non troppo amichevole senza rispondere, per poi voltarsi e proseguire. Più loquace un ragazzo straniero di seconda generazione: «Tra i giovani – spiega – c’è questa voglia di sovrastare l’un l’altro. Questa cosa c’è da sempre. Tutta questa tensione sfocia in episodi bruttissimi, come le risse viste di recente nella zona del centro. Alla fine dei conti, credo che nessuno voglia veramente fare del male a qualcun altro». Basta che «ognuno rimane nel suo, nessuno verrà mai a dare fastidio senza motivo», ma se anche accadesse sembra che sia tutto un gioco, «nel caso qualcosa andasse storto, non bisogna mostrarsi timorosi: farsi vedere spaventati accrescerà soltanto il loro ego. Bisogna cercare di uscirne a testa alta».
PIU’ PRESENZA Eppure c’è chi non condivide questa serenità e chiede più sorveglianza nelle zone più a rischio: «Servirebbero più controlli, soprattutto nella stazione – ribadiscono Martina e Melissa – la presenza più costante della polizia potrebbe diminuire drasticamente il numero di confronti così accesi. Ultimamente la zona del mercato coperto è diventata poco sicura». Una posizione condivisa anche da Alex Gaglione: «Vanno imposti controlli più severi. La situazione attuale non è molto diversa da quella di molte altre città. Credo che questa violenza arrivi da persone che sono state trascurate nel corso della loro infanzia, e ora stiamo semplicemente raccogliendo quanto seminato. Io fortunatamente non ho mai avuto problemi con nessuno ma ho sentito storie in giro di gente che se l’è vista brutta: avremmo dovuto aiutarli prima».
Ev, Ez.