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Un problema che non fa rumore. L’inquinamento acustico interessa un cittadino europeo su cinque secondo i dati dell’Agenzia europea dell’ambiente (Eea): 113 milioni di persone che sono esposte ogni giorno a libelli di rumore di almeno 55 decibel, la soglia limite prevista dalla normativa comunitaria e al centro di quelle che le leggi italiane classificano come “Aree di intensa attività umana”, oltre le quali ci sono solo le attività industriali. Non è solo una questione di “quiete”, ma anche di salute, dal momento che L’Eea stima in 12mila all’anno le morti rumore-correlate.
LE SORGENTI Le principali fonti dell’inquinamento acustico – considerato uno dei principali tipi di inquinamento sul continente – sono i trasporti, quindi il traffico su gomma, su rotaia, ma anche quello aereo, particolarmente significativo in un’area come la Lomellina caratterizzata dalla presenza di uno dei principali corridoi di accesso a Malpensa (nei cieli la “superstrada” c’è davvero). Un contributo lo danno poi anche i cantieri, le industrie, le attività commerciali, in particolare quelle che vedono la presenza di tante persone in aree ristrette, come nel caso di quelle di ristorazione o ricreative (non a caso per Vigevano lo spostamento della vita notturna dal Ticino al centro storico ha determinato problemi di convivenza tra residenti e “avventori”). Per avere un’idea, un concerto o un evento sportivo possono arrivare a produrre 120-130 dB, più di una metropolitana e non molto distanti da un areo che decolla o da un colpo di pistola, mentre una conversazione può arrivare a 60 e una strada trafficata a 80 (per quanto riguarda l’uso privato, la musica alta negli auricolari pareggia una motosega intorno ai 110 dB). Il problema tuttavia è che non basta “sentire” il rumore per poter intervenire.
LE NORME La legge 447 del 1995 definisce l’inquinamento acustico «l’introduzione di rumore nell’ambiente abitativo o nell’ambiente esterno tale da provocare fastidio o disturbo al riposo ed alle attività umane, pericolo per la salute umana, deterioramento degli ecosistemi, dei beni materiali, dei monumenti, dell’ambiente abitativo o dell’ambiente esterno o
tale da interferire con le legittime fruizioni degli ambienti stessi.
Alcuni esempi possono essere i disturbi del sonno dovuti al traffico – che non a caso aumentano in estate, quando le finestre sono aperte e si perde l’effetto di schermo che possono esercitare – ma anche l’impossibilità di guardare la televisione al passaggio di auto, treni o aerei. A Vigevano un caso emblematico è quello del cavalcavia La Marmora, dove dal 2019 – anno in cui terminarono dei lavori di messa in sicurezza che videro l’inserimento di giunti nel tracciato – i residenti che vivono nei palazzi accanto al viadotto sono esposti tutto il giorno al rumore degli pneumatici che “sobbalzano” su ogni giunto per un totale di 4.98 milioni di veicoli che transitano ogni anno, così come stimati dal “Piano di azione rete stradale” adottato dal comune in agosto a «completamento della mappatura acustica» della città ducale. Solo in ottobre la giunta ha approvato i lavori che dovrebbero porre fine all’inquinamento: più di 5 anni per un disagio conclamato, questo perché da un lato le autorità possono intervenire o sul momento (motivo per cui moto e motorini con marmitta modificata possono imperversare) o dopo la presentazione di un esposto da parte dei cittadini (che in alternativa possono fare causa al presunto responsabile), dall’altro spesso è complesso intervenire per eliminare la fonte.
Giuseppe Del Signore