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Il fiume azzurro scorre placido, il paesaggio è puntellato da un paio di piantagioni di cotone accanto a una risaia che sembra appena arrivata dal passato, più in là un piccolo ranch sorge solitario circondato da uno degli ultimi pioppeti, sullo sfondo le Alpi verdeggianti. È novembre, si sta abbastanza bene, la temperatura media si aggira intorno ai 14 gradi e non è raro sfiorare i venti. È la Lomellina del 2050, è il Texas di oggi. Senza augurarsi supercelle, tornado, blizzard (tipicamente texani), gli eventi meteorologici estremi sono in aumento (si pensi a Valencia o Emilia Romagna): siamo pronti per affrontarli e a cambiare col cambiamento del clima?
LA SIMULAZIONE Nel 2019 il “Crowther Lab” del Politecnico di Zurigo ha provato a immaginare come sarebbero 250 città nel 2050 se la temperatura media del pianeta dovesse aumentare di 1.4°C, quindi rispettando il primo obiettivo dell’accordo di Parigi. Per farlo non si sono limitati a fornire dati, ma hanno anche implementato un algoritmo che consente di “gemellarle” con quelle che oggi hanno un clima simile: nel caso di Milano si sarebbe trattato di Dallas, nel nord-est del Texas, mentre per Roma il corrispettivo più vicino sarebbe stato Adana (Turchia), per Londra Melbourne (Australia), per Parigi e Berlino Canberra (Australia), per Atene e Madrid Fez (Marocco), per Zurigo Milano, per Vienna Skopje (Macedonia), per Oslo Bratislava (Slovacchia). Il condizionale passato è d’obbligo perché nel frattempo sono trascorsi cinque anni durante i quali la media delle temperature globali è stata più alta e
il 2024 si chiuderà con +1.55°C (come confermato anche dal servizio di monitoraggio climatico dell’Ue Copernicus) dopo che il 2023 aveva segnato +1.48°C, ragione per cui forse oggi il modello sposterebbe la latitudine lombarda di ben più dei 12° ipotizzati nel 2019.
LONE STAR STATE Se Milano raccoglierà il testimone della città dove nel 1963 fu assassinato Kennedy, la Lomellina, terra che sconta un isolamento infrastrutturale, storico e socio-economico ben potrebbe appropriarsi del motto di “Stato della stella solitaria” che oggi è del Texas (perché per un breve periodo, tra il 1836 e il 1846, fu indipendente), il quale tuttavia vanta tutt’altra rilevanza politica. Come sarebbe una Lomellina texana? Al di là dell’immaginazione, i ricercatori ipotizzavano un aumento della temperatura media annuale di 2.5°C, con il mese più caldo sui 34.3°C e il più freddo intorno agli 1.5°C. Occorre precisare che la corrispondenza non è perfetta: il «grado di dissimilarità» è 0.6 a segnalare che la sovrapposizione potrebbe essere solo parziale – subentrano altri fattori, si pensi solo alla scarsa ventilazione della pianura Padana o alla differenza tra oceano Atlantico e mar Mediterraneo – ma Dallas sarebbe comunque tre volte più simile che se si paragonasse la Milano di oggi a quella di metà secolo (1.7).
FAUNA E TEMPESTE Può sembrare un tempo lontano da oggi, ma si tratta di poco più di un ventennio, forse meno se l’accelerazione del cambiamento climatico dovesse confermarsi. E oltre la suggestione una Lomellina in cui si muovono il bisonte, il puma, l’antilocapra e il lupo rosso o di progettare coltivazioni di fico d’india e pecan, c’è una dimensione molto più prosaica in questo “gioco”, perché col clima non cambiano solo le temperature, ma l’economia, la società, la cultura; qualche esempio sparso, scuole e ospedali non sono progettate per un’elevata escursione termica né per un clima subtropicale umido, le colture dipendono da temperatura e piovosità, gli eventi meteorologici estremi da un lato impoveriscono il contenuto di fosforo del terreno rendendolo meno fertile, dall’altro rischiano di causare vittime e danni ingenti. Per i secondi se ne è avuta un’avvisaglia nell’estate 2023, quando Vigevano e la Lomellina furono colpiti da un “ciclone con caratteristiche tropicali” che ha sollevato anche una parte della copertura del Duomo. Non uno scenario da idillio e forse, prima ancora del politecnico di Zurigo, lo aveva intuito Vito Pallavicini scrivendo di «Messico e nuvole, la faccia triste dell’America». Si era solo spinto un po’ più a sud nel paragone, ma del resto anche il Texas un tempo era Messico.
Giuseppe Del Signore