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Uno dei primi risultati concreti raggiunto dalla Settimana Sociale è il “Documento degli amministratori locali” siglato nel palazzo del consiglio regionale del Friuli sabato, passaggio inatteso e che può segnare un primo passo nel risveglio della partecipazione.
PRENDERE PARTE Questa è stata la parola chiave della Settimana sociale sin dalla stesura del Documento preparatorio oltre un anno fa. E la partecipazione abita come primo e privilegiato luogo la politica, elettorato attivo (il cittadino da riportare alle urne) ma anche elettorato passivo, il cittadino che si candida e diventa rappresentante o amministratore. In questo secondo ambito la Seconda Repubblica ha scontato una difficoltà crescente, dal basso perché inchieste e malcostumi hanno alimentato l’idea antipolitica (e antidemocratica) che la politica abbia a che fare con qualcosa di “sporco” e poco trasparente, dall’alto perché i ceti dirigenti dei partiti hanno conosciuto una torsione oligarchica negli ultimi vent’anni, favorita in prima battuta da leggi elettorali che prevedono la selezione dei politici dalle segreterie. Gli interventi che si sono succeduti a Trieste, a partire da quello di papa Francesco, hanno dedicato ampio spazio a un ritorno anche a questa forma di partecipazione. Per mons. Renna, arcivescovo di Catania e presidente del Comitato scientifico, uno degli obiettivi è
far nascere e accompagnare vocazioni alla vita politica, e che questa non resti estranea alla vita cristiana.
IMPEGNI Non stupisce quindi che anche mons. Renna abbia fatto visita alla compagine di amministratori locali, di “fede” politica differente, che si è confrontata per arrivare a stendere il Documento, «una sorpresa dello Spirito». «Gli amministratori locali presenti a Trieste – si legge nell’incipit del testo – provenienti dai più diversi territori e da differenti collocazioni politiche, sono sinceramente grati al Comitato promotore per aver previsto […] la presenza come delegati di alcuni rappresentanti di chi si impegna attivamente nell’animazione politica e amministrativa delle nostre comunità». E hanno intenzione di continuare a farlo, a partire dall’assunzione di tre impegni, il primo «lavorando perché nel prossimo autunno sia possibile promuovere un incontro nazionale fra le tante realtà che in questi anni hanno iniziato a lavorare in questa direzione», il secondo «assumere i processi, gli obiettivi e i metodi che emergono dalla Settimana sociale di Trieste, al fine di declinarli nelle politiche territoriali, con particolare riferimento a: giustizia sociale e innovazione del welfare; sostenibilità ambientale; centralità delle famiglie e della scuola; accoglienza e integrazione; cura e valorizzazione degli strumenti di partecipazione alla vita democratica», il terzo «raccogliere l’invito a fare del magistero sociale di Papa Francesco». Senza dimenticare un’attenzione alle «importanti riforme che attendono il Paese», da portare avanti anche «nella direzione, anche con una nuova legge elettorale, di riavvicinare i cittadini al voto consapevole».
SPARTITO CATTOLICO L’obiettivo non è ricostituire la Democrazia cristiana. «C’è un vuoto – ha affermato mons. Renna rispondendo ai cronisti – I laici sono presenti nella società civile ma non basta. Mattarella è un esempio di cattolicesimo riuscito nelle istituzioni… manca la possibilità di costruire non un partito, ma uno spartito». Del resto nel confronto è emersa la complessa sensibilità dell’elettorato cattolico, diviso su temi cardine quali aborto, eutanasia, diritti civili alla comunità Lgbtq+. Allo stesso tempo è stata palese la volontà degli oltre ottanta presenti – avrebbero dovuto essere venti – di trovare terreni d’incontro, che uniscano a prescindere dall’appartenenza politica. Non è la prima volta nell’ultimo periodo che si pone il tema della partecipazione dei cattolici alla vita politica, lo scorso maggio proprio in preparazione alla Settimana, a Trieste l’ex senatore Francesco Russo aveva riunito amministratori e associazioni per abbozzare un’agenda, mentre in marzo un sondaggio condotto da Quorum per Demos (d’ispirazione cattolica) aveva rilevato che il 37% degli italiani vorrebbe un partito cattolico e anche nel corso del Meeting di Rimini 2023 è stato oggetto di dibattito.
Giuseppe Del Signore