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La transizione ecologica per le realtà produttive passa dalla formazione e non dagli obblighi assicurativi. Servono profili professionali ad hoc (e ne manca più della metà sul mercato del lavoro) e serve un accompagnamento delle aziende alle novità normative per adattarsi al nuovo scenario.
CONFARTIGIANATO Le piccole imprese sono sempre più verdi e impegnate a ridurre l’impatto delle proprie attività. Ma sul fronte della disponibilità di personale, le Pmi faticano a trovare 828.310 lavoratori con elevate competenze green, vale a dire il 51.9% del totale della manodopera richiesta con queste caratteristiche. Lo evidenzia una rilevazione che Confartigianato ha presentato durante la 20° edizione della convention “Energies and Transition Confartigianato High School”. «La transizione energetica e ambientale si realizza anche con nuove politiche formative – spiega Luigi Grechi presidente di Confartigianato Vigevano e Lomellina – con un rapporto più stretto tra scuola e imprese, per preparare i giovani a entrare nel mondo del lavoro con le competenze adatte e a rispondere alle nuove esigenze delle imprese sempre più orientate alla tutela dell’ambiente». Meno efficace, per Grechi, il vincolo assicurativo: «L’obbligo di assicurazione anti-calamità è un ulteriore costo per gli imprenditori e non risolve il problema a monte, vale a dire la carenza di interventi di sistemici e coordinati per migliorare la gestione delle risorse naturali e riqualificare le aree a rischio. Dalle indispensabili risposte all’emergenza bisogna passare all’uso delle risorse del Pnrr per azioni di tutela dell’ambiente, con la messa in sicurezza delle zone colpite dal dissesto idrogeologico. In tutto questo, le piccole imprese possono svolgere un decisivo ruolo di “sentinelle” del territorio».
Va prorogata l’entrata in vigore dell’obbligo, a carico delle imprese, di stipulare una polizza assicurativa a copertura dei rischi provocati da calamità naturali ed eventi catastrofali.
ASSOLOMBARDA Quello della transizione ambientale è un cambiamento di paradigma che coinvolge tutti e in primis le imprese, come spiegano da Assolombarda: «In quanto soggetti in grado di cogliere nuove opportunità, rivedendo i propri modelli di business, inserendosi in nuove filiere più innovative e più sostenibili, aprendosi così a nuovi mercati e contribuendo a un cambiamento sostanziale nelle proprie comunità di riferimento. Il sistema industriale è chiamato a essere il grande protagonista di questo importante cambiamento, efficientando i propri consumi, investendo in impianti per la produzione di energia rinnovabili per l’autoconsumo, rivedendo i propri processi aziendali». Senza dubbio la transizione green richiede uno sforzo di sistema, con un’accelerazione sull’innovazione e una forte adattabilità rispetto ai tempi e alle modalità; come spiega il premio Nobel Carlo Rubbia, «il progresso non è la fine dei problemi, ma l’inizio di soluzioni nuove». Per questo, l’obiettivo di Assolombarda, «con le linee guida per l’applicazione della tassonomia in azienda, è aiutare e sostenere le imprese a interpretare i profondi cambiamenti che riguardano il sistema economico odierno, guidandole nel recepimento del nuovo impianto normativo comunitario, le cui linee guida rappresentano al contempo una nuova responsabilità e nuove opportunità per le imprese. In un percorso che deve essere condiviso con le istituzioni, al fine di migliorare le capacità di cooperazione congiunta fra pubblico e privato, perché la transizione ecologica è diventata una necessità ormai fondamentale a livello di sistema, e un tema che si può affrontare solo attraverso il lavoro comune».
Isabella Giardini