Due palazzine sequestrate alla criminalità potrebbero essere trasformate in una casa-comunità per disabili e in un rifugio temporaneo per donne maltrattate. Succede a Dorno, in via Fana, in un cantiere che comprende anche altre nove villette, e che la magistratura ha confiscato 15 anni fa per il rischio di infiltrazioni mafiose, dopo aver indagato il costruttore. Ora il cantiere potrebbe riaprire con una finalità sociale grazie a due progetti finanziabili dalla Regione e rientranti nel piano più ampio delle aree interne.
IL CANTIERE «Una palazzina è pronta all’80% – spiega il sindaco di Dorno, Francesco Perotti – mentre i lavori dell’altra sono più indietro, mancano gli infissi. Per ora il progetto è solo a livello embrionale, stiamo preparando le schede per la Regione, che potrebbe finanziare il primo edificio con mezzo milione di euro, e il secondo con un milione e mezzo. Anni fa il Comune aveva pensato di acquistare il cantiere, ma l’idea era stata abbandonata perché poi le palazzine sarabbero state inalienabili. Adesso c’è questa nuova doppia finalità sociale che rimette tutto in gioco». La prima struttura potrebbe diventare una casa-famiglia sul modello “Dopo di noi”, che fornisce la garanzia di una vita indipendente a ragazzi disabili anche quando i loro genitori non ci saranno più.
FINALITA’ SOCIALE «Altrimenti – continua il sindaco Perotti – queste persone a 40 anni rischiano di finire in una casa di riposo. Vorremmo coinvolgere tutto il territorio lomellino, a partire dall’associazione “La Chiocciola” di Garlasco, per dare attrattività all’intera zona: una famiglia proveniente da Milano, ad esempio, con un figlio disabile, sapendo che qui esiste una struttura in grado di accogliere il ragazzo, potrebbe trasferirsi in Lomellina». Il secondo progetto riguarda il dramma delle donne maltrattate, che qui potrebbero trovare un alloggio temporaneo (dai 6 ai 18 mesi secondo i criteri di legge).
Sono due progetti ambiziosi che potrebbero rendere più attrattivo il territorio – conclude – assolvendo a una finalità sociale. Ci penso da tempo, e mi rendo conto che si tratta di un’occasione, per alcune persone, di riprendere in mano la propria vita.
Davide Zardo