Non sono pochi i fedeli che, pur senza essere tra i conoscenti di papa Francesco, hanno avuto il piacere e la sorpresa di parlare al telefono con lui. Tra questi c’è l’insegnante di religione Alessandro Lodigiani, di Cilavegna, che nel 2013 aveva 29 anni e studiava teologia all’istituto di Scienze religiose di Vigevano.
«CIAO, SONO IL PAPA» «Era il 22 settembre – ricorda Alessandro – e una carissima amica ospite in una casa d’accoglienza a Cagliari mi aveva telefonato per salutarmi. A un certo punto smette di parlare e sento una voce maschile: “Ciao, sono papa Francesco”. Resto un attimo perplesso e gli rispondo: “Sì, e io sono papa Giovanni”. Lo sento parlare con la mia amica: “Non ci crede”, le dice. Lei riprende il telefono: “Non fare lo stupido – mi fa – è lui davvero”. In pratica il Papa, in visita in Sardegna, era ospite di quella comunità in cui stava la mia amica, e lei che non era credente ma sapeva della mia predilezione per la religione, aveva voluto farmi una sorpresa. Il Pontefice ha ripreso il cellulare e mi ha detto, scherzando:
“Tutti vogliono parlare col Papa e poi quando lui gli telefona nessuno sa mai cosa dire, quindi parlo io”.
Così mi ha dato la sua benedizione, e mi ha lasciato un forte senso di amicizia, di appartenenza e paternità».

EMOZIONE FORTISSIMA «È stata un’esperienza unica che difficilmente si ripeterà con un altro Papa in futuro – continua Lodigiani – ma la cosa particolare è stata la telefonata, qualche giorno dopo, dell’allora responsabile dell’Ufficio scuola diocesano, la compianta Lucia Rossi: “Non sono il Papa – mi ha detto – ma ti devo dare comunque una buona notizia”. Avevo ottenuto il mio primo incarico scolastico». Due fatti non strettamente correlati, anche se da allora Alessandro non ha mai potuto fare a meno di pensare che papa Francesco gli abbia in qualche modo portato fortuna. «L’emozione che ho provato è stata sicuramente fortissima e porterò questo ricordo sempre con me. Ho avuto la fortuna di vedere il Santo Padre, anche se da lontano, per le Giornate mondiali della gioventù due volte a Roma, poi a Cracovia e in Portogallo. Speravo di incontrarlo quest’estate a Roma per il Giubileo, ma dovremo accogliere un altro Papa. Sicuramente il suo modo di essere un testimone di fede è stato un esempio e porterò nel cuore non solo il ricordo della sua telefonata ma i suoi insegnamenti. Come docente ho sempre cercato di trasmettere i suoi valori e credo che continuerò a farlo, così come ho fatto con Giovanni Paolo II e Benedetto XVI”».
Davide Zardo