A Casa Josef abita la speranza. Un luogo dove sentirsi accolti e in famiglia

Un albero di Natale addobbato con palline e luci in un una stanza, un presepe in un’altra. Qualcuno dà una mano in cucina, mentre altri puliscono il soggiorno. Si chiacchiera amichevolmente, si scherza e si ride, anche a Casa Josef si respira atmosfera natalizia, si respira speranza. Nella struttura di viale Artigianato gestita dalla Caritas diocesana di Vigevano ci si sente subito accolti e si può dimenticare facilmente di essere in un dormitorio; mentre si gioca a carte e tra una briscola e l’altra ci si lascia un po’ andare, tra i racconti del passato e le aspettative per il futuro.

NUOVO INIZIO Vale anche per i volontari. Anna ha completato il suo percorso come volontaria proprio la scorsa settimana e, per salutare tutti, ha servito una cena a base di arancine; mentre è in procinto di preparare i piatti, Anna, che è arrivata a Casa Josef due mesi fa tramite Mad (Messa a disposizione) trae un bilancio del proprio percorso di riscatto e rinascita all’interno del dormitorio: «Facendo volontariato ho evitato il carcere – racconta facendo riferimento al fatto che le è stato concesso di accedere ai servizi sociali come pena alternativa alla detenzione – sono entrata in contatto con una realtà che conoscevo solo in parte e che mi ha dato modo di riflettere sulla mia vita e sugli errori che ho commesso. Ho conosciuto molte persone che vivevano sulla propria pelle situazioni di disagio. Ora che ho completato il mio percorso, posso affermare di aver ritrovato me stessa».

Il Natale per me è tornato a essere un giorno di speranza, un giorno di festa e durante il quale si allontanano i pensieri negativi. Devo ringraziare Caritas che mi ha accompagnata in questo percorso.

MAD Anna fa parte del gruppo di volontari che, con la Mad, è stato coinvolto nel percorso della giustizia riparativa: «Chi ha ricevuto pene abbastanza lievi – spiega Franco Lombardo, uno dei responsabili del dormitorio gestito dalla Caritas di Vigevano – ha avuto la possibilità di fare volontariato da noi al posto di scontare la condanna in carcere. Anche per questo gruppo di persone la struttura ha rappresentato un’opportunità di rinascita e di riscatto. Lavorando a diretto contatto con i senzatetto, con persone che attraversano varie forme di disagio, i volontari hanno conosciuto una realtà diversa, verso la quale nutrivano anche dei pregiudizi. Anna è stata da noi quasi due mesi e posso affermare che durante questo periodo di tempo è diventata un’altra persona». Mettersi a disposizione di qualcuno che sperimenta la povertà sulla propria pelle «è un percorso formativo anche per i volontari stessi – prosegue Lombardo – dal punto di vista educativo ricevono davvero tanto. La principale regola che tutti devono osservare è il rispetto verso il prossimo, partendo però da quello verso se stessi».

casa josef

NATALE DI SPERANZA In attesa della cena qualcuno si concede una partita a carte e racconta di come ogni ospite, all’interno della struttura, abbia dei compiti precisi: chi pensa alla pulizia, chi a governare la cucina e chi a ordinare le varie stanze. Tutti però sono in attesa del Natale, del pranzo e della cena del 25 dicembre. Non mancheranno pandoro e panettone, mascarpone, tiramisù. Il tutto farà da contorno al piatto più importante di tutti, avere speranze e obiettivi da realizzare per l’anno che verrà. «Ho trovato una vera famiglia qui – racconta un ospite, grande appassionato di giardinaggio – quando sono rimasto senza lavoro e mi sono separato da mia moglie, mi sentivo quesi smarrito. Dieci mesi fa sono entrato in contatto con Casa Josef e devo dire che questo ambiente mi ha aiutato molto, facendomi riscoprire tanti aspetti di me che non conoscevo o che non ho mai avuto la possibilità di approfondire: posso affermare di sentirmi fortunato».

Edoardo Varese

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