Una vecchia porta di legno aperta, sfondata, che dà su ampi stanzoni dalle pareti piene di muffa. Sotto i piedi scricchiolano resti di calcinacci e foglie secche, portate dal vento attraverso finestre da tempo senza vetri. Potrebbe correre un brivido sulla schiena se ci si lasciasse suggestionare dal fatto che lì, tra quelle mura, un tempo il sangue scorreva a fiumi: d’altra parte, l’ex macello di Vigevano a quello serviva, a fornire carne fresca a tutti i negozi del circondario. Imponente come il giorno in cui fu edificato, attualmente l’edificio è uno dei tanti contenitori vuoti della città ducale lasciati all’abbandono e al decadimento. Entrare non si potrebbe, ma una porta sfondata nel fine settimana ha restituito, da uno degli accessi da corso Genova, uno sguardo ai suoi interni, uno dei segreti peggio custoditi di Vigevano.
PORTA SFONDATA Parlare dello stato di incuria in cui versa il macello a Vigevano è un po’ come sfondare una porta aperta: tutti sanno, tutti concordano, ma nessuno sembra avere una soluzione. «Non abbiamo ricevuto nessuna proposta – è il commento del sindaco di Vigevano Andrea Ceffa – e al momento non sappiamo ancora come muoverci a riguardo, perchè abbiamo preferito concentrarci su altro». Legittimo, anche perchè le risorse che servirebbero per sistemare l’edificio sono ingenti: eppure, se sono almeno le idee che servono, quelle non mancano. Proprio il comune, nelle scorse settimane, ha ospitato la mostra Rigenerare Vigevano, nella quale erano esposte alcune soluzioni ri rigenerazione urbana realizzate dagli studenti del corso di Urbanistica dell’Università di Pavia.
Molte delle quali legate proprio al recupero del macello: il progetto “Diagonale Verde” proponeva un mercato coperto nella struttura, mentre “Universacqueae” lo ripensava in chiave di residenza studentesca e centro culturale. Le idee ci sono: a mancare sono i soldi.
RISORSE Eppure le risorse c’erano e potrebbero esserci ancora. Una decina di anni fa sembrava fosse imminente l’arrivo di un polo tecnico-professionale: naufragato a causa di intoppi burocratici, la Fondazione Piacenza e Vigevano per quel progetto aveva messo a disposizione 2 milioni di euro. Soldi che, a fronte di una progettualità concreta, la Fondazione potrebbe investire nuovamente. Servirebbe metterci testa e impegno: «L’ex macello è ormai in stato di abbandono da decenni – denuncia Alessio Bertucci, capogruppo Pd in consiglio comunale – innanzitutto bisogna mettere in sicurezza l’area e poi cercare finanziamenti, avere un progetto serio e attuabile. In campagna elettorale avevamo proposto uno spazio polifunzionale con attività sociali e commerciali, sedi di associazioni e un teatro, sfruttando anche la struttura esistente. La giunta Bonecchi aveva promosso a fine anni 90 un concorso di idee che le amministrazioni successive non hanno nemmeno preso in considerazione. È evidente che non si considerato una priorità».
Alessio Facciolo, (ha collaborato Ev)