Vigevano, incuria allo scalo ferroviario

La stazione di Vigevano, una “porta” verso la metropoli oggetto di controversie. Nonostante il ruolo fondamentale che ricopre, connettendo la città a Milano e Pavia e consentendo così ai lavoratori di spostarsi con facilità, lo scalo ducale è spesso stata oggetto di critiche da parte di molti cittadini.

TRASCURATA La zona, soprattutto sui social, viene spesso etichettata come “non sicura” e “trasandata”, nonostante i lavori di rinnovamento subiti giusto qualche anno fa.  Un’opinione che traspare anche raccogliendo testimonianze di prima mano, direttamente sul posto. Nella parte d’ingresso, la struttura sembra essere ben mantenuta, con tutte le colonnine funzionanti e staff presente per comprare un biglietto. La banchina sembra essere pulita, l’interfono ed il cartellone a led degli arrivi funzionano, ma le vere problematiche si rivelano appena si fa utilizzo del sottopassaggio per spostarsi di binario in binario: scendendo le scale, si sente immediatamente un forte odore  di fogna. Una delle due colonnine presenti è fuori uso e buona parte della galleria (soprattutto nelle zone dove si trovano le scale) è imbrattata di graffiti.

PAURA «Quando torno in treno la sera, certe volte, non mi sento tranquilla. Non è una zona sicura» afferma una pendolare incontrata sul posto. «È una sensazione che provo in quasi tutte le stazioni, Vigevano inclusa. Vorrei che i controlli delle forze dell’ordine fossero più costanti. Io sono sempre attrezzata con dello spray al peperoncino, per sicurezza». Condivide il pensiero anche un altro viaggiatore, sostenendo che

la struttura, seppur possa sembrare nuova ed innovata, non è cambiata più di tanto. Per le colonnine, spesso, è puramente una questione di fortuna; mi è capitato, una volta, di perdere il treno perché non sono riuscito ad obliterare il biglietto. Almeno, lo staff presente è sempre gentile e pronto ad aiutare.

TRAINSPOTTING Sono presenti anche persone che, d’altro canto, non si trovano d’accordo con le affermazioni generali rivolte contro la stazione, come un’anziana signora: «Porto sempre mio nipote in stazione a vedere i treni passare – afferma – anche se non andiamo effettivamente da nessuna parte, lui adora stare seduto sulla panchina ad assistere al continuo movimento che arrivi e partenze creano. Pur avendo solo 5 anni, dice che da grande vuole diventare un macchinista, avendo sempre avuto questa passione per i treni». La stazione, dunque, riesce anche a far sognare.

Edoardo Zanichelli

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