Vigevano, trovare un posto alternativo alla movida

Cocktail e risate sotto un cielo d’estate, con la musica che si alza dalle casse e si perde fra le fronde degli alberi. Memorie dal Messicano e da tutti gli altri nomi di storici locali della movida ducale: ma passando oggi davanti a quei luoghi, piste da ballo e banconi sono sommersi dal verde della vegetazione. Generazioni di vigevanesi hanno ricordi della propria giovinezza passata tra i locali sulla riva del Ticino, un’abitudine ormai scomparsa, soprattutto perché dal lungofiume sono scomparsi quasi del tutto discobar e simili.

SPOSTAMENTI Oggi la movida si è spostata prevalentemente in centro, con tutti i problemi connessi del caso. E sebbene si possa obiettare che una certa narrazione, che tende a mettere risse fra giovani, vandalismi (espressione di problemi sociali di natura diversa) e generico degrado nel calderone astratto della “malamovida” sia un po’ forzata, è innegabile che la vita notturna non sempre sia compatibile con i ritmi e i luoghi di un centro storico. In estate alcuni residenti di vicolo Roncalli e strade limitrofe avevano protestato contro gli schiamazzi e i comportamenti dei clienti di alcuni locali di via del Popolo, a due passi dalla piazza: erano state proposte petizioni, lanciati appelli a istituzioni e forze dell’ordine, con la vicenda che aveva avuto un’eco massiccia tanto da finire con il mandato a un legale (presentato in realtà da soli otto residenti) a procedere contro il sindaco se non avesse trovato soluzioni. La fine delle vacanze ha poi sgonfiato la vicenda, anche se le segnalazioni di comportamenti sopra le righe (ubriachezza molesta, androni usati come orinali, urla) non si sono mai fermate del tutto. Fino alla rissa dell’Epifania, che ha riportato la questione al centro del dibattito.

Mala movida Vigevano

LUOGHI DI SFOGO L’esigenza di avere luoghi deputati al divertimento è fondamentale, per una città delle dimensioni di Vigevano. E se si riportasse la movida fuori dal centro? L’ex gestore di un locale, che a oggi ha cambiato settore, contattato telefonicamente si presta ad alcune riflessioni su quella che è stata la sua esperienza. Già all’epoca qualcuno che si lamentava c’era: «Ma se al Ticino si rischia di dare noia a una persona, in centro le persone disturbate non possono che essere di più. Soprattutto i più giovani hanno bisogno di luoghi dove possano stare insieme senza infastidire». La questione, forse, è anche quella di decidere se si vuole far sì che esistano o meno opportunità di sfogo: in caso di risposta affermativa, il centro storico è una location che presenta delle criticità.

Se un’attività funziona, attira più clienti: e non si può chiedere a un locale di lavorare peggio per non far arrivare gente. In centro, per il dopocena, stanno facendo un gran lavoro. Ma, affiancate a quel tipo di proposta, non ci sono alternative per la notte, che abbiano magari dello spazio all’aperto per l’estate. E per quelle al Ticino potrebbe essere la collocazione giusta.

Certo, bisogna valutare alcune difficoltà: i vincoli ambientali, che impongono l’utilizzo di costruzioni già esistenti, e la destinazione che le stesse hanno nel piano regolatore. Nulla che, volendo, non possa essere risolto da una collaborazione con le istituzioni locali: «Sul Ticino, qualche anno fa, c’erano più di dieci locali. E lavoravano tutti, e tanto».

Alessio Facciolo

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