Stefania Bossi, come nasce il suo interesse per l’archeologia?
«Sono un architetto che dal 2022 dirige un museo archeologico. Non le nascondo che quando vinsi l’interpello per l’incarico ho provato una, a mio avviso doverosa, preoccupazione di non essere adeguatamente preparata. La mia precedente esperienza come direttore di museo era stata a Palazzo Besta a Teglio, strepitoso palazzo rinascimentale nel cuore delle Alpi con un patrimonio storico artistico molto affine alle competenze disciplinari della mia formazione curriculare. In realtà l’esperienza lomellina ha completamente fugato ogni perplessità e viceversa ha alimentato un entusiasmo crescente. Si è trattato di gestire, conservare e valorizzare non solo un monumento importante come la scuderia quattrocentesca del castello di Vigevano, ma anche una rilevante collezione che ha permesso di confrontarmi con prestiti, interventi conservativi su beni mobili e soprattutto con il ricchissimo potenziale di cultura materiale posseduto da questi oggetti, per la maggior parte provenienti da scavi di contesti funerari del territorio».
Quali sono i principali obiettivi per la valorizzazione del museo nei prossimi anni?
«Il nostro obiettivo è quello di continuare a fare crescere le attività di studio e ricerca e contestualmente migliorare la frequentazione assidua del museo, rendendolo davvero un servizio pubblico aperto e accogliente per la comunità. Vogliamo aumentare e diversificare l’offerta culturale rivolgendoci a tutte le tipologie di pubblici».
Ci sono cambiamenti in vista?
«Proprio in questi giorni abbiamo terminato due importanti interventi in Museo: la realizzazione del nuovo ingresso con la riqualificazione degli spazi di accoglienza e il raddoppio degli spazi espositivi con l’apertura al pubblico del primo piano del Museo. Abbiamo ripristinato l’entrata del Museo dall’androne neogotico garantendo l’accessibilità per tutti tramite un sistema di rampe realizzate con strutture e rivestimenti metallici tali da risultare riconoscibili ma nello stesso tempo dialogare con l’esistente. Per rendere maggiormente visibile il museo abbiamo raddoppiato l’apertura della sala I, realizzando un elemento di chiusura trasparente che permettesse da fuori di avere percezione degli spazi interni, di intuirne le attività che vi si stanno svolgendo e capire immediatamente se il Museo è aperto. Fondamentale è stata la riqualificazione illuminotecnica dell’androne che oltre a costituire un presidio ulteriore dello spazio, ne valorizza la qualità architettonica e i dettagli decorativi in cotto. Internamente è stato realizzato un bancone di accoglienza, un guardaroba e un bookshop nel quale esporremo materiali editoriali e gadget, dotando il museo di tutti quei servizi aggiuntivi fondamentali per un luogo della cultura accogliente ed inclusivo. L’altro cantiere di quest’anno ha interessato gli spazi del primo piano del Museo, oggetto di un importante intervento di riqualificazione impiantistica da pochi giorni concluso. Questo lavoro ha permesso di aprire al pubblico oltre 400 metri quadrati destinati a servizi educativi e mostre temporanee, raddoppiando così la superficie espositiva del Museo. Si tratta di ambienti molto suggestivi che si sviluppano sopra la sala colonnata della scuderia e negli ambienti neogotici che affacciano con la splendida bifora su corso della Repubblica».
Come vengono programmate le mostre e le attività educative?
«Oltre allo staff di accoglienza e vigilanza, abbiamo uffici nella sede di Milano a Palazzo Litta, tra cui l’ufficio servizi educativi che coordina le proposte e le attività che annualmente mettiamo a punto con scuole e associazioni culturali nonché con le università, armonizzandole con le proposte e programmazione degli altri 12 istituti culturali che afferiscono alla Direzione regionale Musei Lombardia».
Quali sono le sfide più grandi che il museo è che lei in veste di direttrice deve affrontare?
«Fare in modo che questo Museo venga vissuto come servizio pubblico essenziale: che ciascuno venga a visitarci e che ritorni assiduamente. Ricordo che per favorire l’accessibilità economica abbiamo istituito una membership annuale di 10 euro, con la quale sono completamente gratuite tutte le iniziative proposte: visite guidate, concerti, laboratori, letture di poesie, teatro».
Quali sono i reperti più significativi del museo e come sono esposti?
«Non riesco a risponderle se non individuando la collezione nella sua interezza. La forza anche scientifica di questo Museo è proprio la rappresentatività della storia delle popolazioni che hanno abitato in antichità questo territorio tramite le testimonianze materiali conservate. Il progetto scientifico espositivo ad ogni modo segue un criterio cronologico e topografico».
C’è un piano di ricerca o di digitalizzazione delle collezioni?
«Il Museo è stato uno dei cantieri del Pnrr digitalizzazione, gestito dalla Digital Library del Ministero della Cultura ed entro il 31 dicembre 2025 dovrebbe beneficiare di una piattaforma informatica con metadati e fotografie di quasi tutti gli oggetti esposti, circa 1500 oggetti. Inoltre è stata appena avviata una borsa Dicolab per la digitalizzazione di un importante archivio cartaceo e fotografico che conserviamo in Museo».
Quali sono le strategie per garantire la conservazione a lungo termine dei reperti?
«Ogni volta che viene intrapresa un’attività di studio o un intervento di restauro su una classe di materiali è fondamentale sviluppare un piano di conservazione programmata degli oggetti interessati, ovvero mettere in campo tutte le azioni di prevenzione e protezione necessarie per limitare e controllare le situazioni di rischio, in primis le condizioni microclimatiche di temperatura e umidità delle teche o degli ambienti in cui sono conservati gli oggetti».
Quali sono le competenze necessarie per diventare un direttore di museo e come le è piaciuto metterle in pratica?
«Penso di essere stata particolarmente fortunata: la formazione professionale mi ha portato naturalmente a lavorare in gruppo e avere una particolare attenzione all’approccio multidisciplinare. Inoltre le esperienze professionali pregresse in università e nella libera professione mi hanno aiutato a sviluppare un approccio olistico, abituandomi a ragionare sul medio e lungo periodo anche e soprattutto negli investimenti dei progetti culturali».
Come si svolge una giornata tipo per un direttore di museo?
«L’aspetto entusiasmante di questo lavoro è quello di non avere mai una giornata uguale alle altre e di spaziare dalla programmazione culturale, alla gestione delle manutenzioni, alla progettazione di una mostra, alle autorizzazioni per utilizzo di immagini e richieste di concessioni. L’aspetto fondamentale è imparare a dirigere i vari specialismi e le varie esigenze e priorità come un bravo direttore d’orchestra con i suoi componenti».
Qual è l’aspetto più gratificante del suo lavoro?
Sicuramente la soddisfazione degli studiosi e dei visitatori che vengono. Nella forma più gratificante si manifesta nell’entusiasmo di un bambino che porta in museo i suoi genitori perché precedentemente ha fatto un’esperienza presso il Museo.
Cambierebbe qualcosa?
«Aumenterei la dotazione di organico in tutti i musei non autonomi come il Museo archeologico nazionale della Lomellina. Ma non si tratta di un cambiamento, ma di un maggior investimento in cultura».
Sogno nel cassetto: la mostra che sogna di avere, a Vigevano? Pensi in grande…
«Il sogno nel cassetto si sta per realizzare, a dire la verità: il primo piano verrà ufficialmente inaugurato con l’allestimento del nucleo di opere di Regina Cassolo, artista tra i principali animatori del Secondo Futurismo e successivamente del Movimento per l’Arte Concreta. Il percorso espositivo si svilupperà in quattro sezioni tematiche che riflettono la varietà cronologica e tecnica della produzione dell’artista. Contestualmente il Museo offrirà un ricco programma di iniziative e attività collaterali costituito da progetti didattici ed educativi e da approfondimenti dedicati alla figura dell’artista».
Il suo fiore all’occhiello?
«Il capitale umano del Museo: non posso tacere le qualità e la professionalità della bellissima squadra che ho l’onore di dirigere».
Isabella Giardini




