Una delle prime voci della radio italiana arrivava da sotto la torre del Bramante. Poco più di 100 anni fa nasceva la radio nazionale, nota prima come Uri e poi divenuta Eiar (Ente Italiano Audizioni Radiofoniche) e il vigevanese Alfredo Clerici ne fu uno dei protagonisti.
PRIMI PASSI A ripercorrere i primi passi della sua carriera musicale è il nipote Marco Clerici, che con il nonno condivide la passione per il canto. Anche se il lavoro di Alfredo era completamente diverso, all’epoca: «Ciabattino e cantante, iscritto all’insaputa da una sua amica al primo concorso nazionale per voci nuove, Alfredo parte per Torino ed affronta lunghe selezioni alla fine delle quali viene ingaggiato dall’orchestra del maestro Cinico Angelini che ne comprende le doti naturali non avendo lui studiato né canto né musica. Per il timbro di voce acuto e leggero – Nilla Pizzi lo soprannominerà più avanti “la voce di velluto” – il compositore Mascheroni lo reputa adatto per un brano che scrisse insieme all’autore Mendes e che sarà destinato ad un roseo futuro “Fiorin Fiorello”».
IL DIVO Da lì inizia una carriera florida che lo porterà ad essere chiamato “divo della radio” insieme ad altri noti cantanti quali Alberto Rabagliati, Natalino Otto, Michele Montanari, Dea Garbaccio e Lina Termini. «Per molti anni fece parte dell’Eiar, che allora trasmetteva in diretta solo da Torino ed ebbe occasione di incidere canzoni insieme al Trio Lescano, Nilla Pizzi e Clara Jaione – prosegue Clerici –
In quegli anni conobbe anche colei che diventerà sua moglie, Alda Mangini, mezzo soprano nonché caratterista che più avanti prenderà il via con la carriera cinematografica.
SALUTI La scena musicale si ricordò sempre con affetto della sua “Voce di velluto”: «Anche dopo il ritiro dalle scene Radio Rai si ricorderà di lui invitandolo, nel 1979, ad una trasmissione dal vivo intitolata “Toh! Chi si risente” che gli farà incontrare tanti amici e colleghi che da anni non vedeva ma con i quali condivise un’epoca d’oro per la melodia italiana. Dopo il periodo della radio Alfredo intraprese altre fortunate avventure canore, che lo portarono anche all’estero… ma questa è un’altra storia».
Alessio Facciolo