Dare la possibilità a degli studenti di diventare scrittori veri e propri in una lingua non loro. Questo è quello che ha fatto Irene Veneroni, docente di inglese immessa in ruolo all’istituto Caramuel di Vigevano:
Sono stati proprio i miei studenti a scrivere i libri, precisamente le classi prima C del corso di informatica e la seconda B del corso di elettronica. Il mio ruolo è stato solo quello di dare delle istruzioni da seguire.
IL PROGETTO I libri sono due, “Gulliver’s (other) Travels” e “Behind the Mystery”. Come si è svolto il percorso per arrivare al libro concluso? «Ho diviso i ragazzi in gruppi, ognuno formato da due e ognuno doveva scrivere una short story. Siamo partiti dalla realizzazione del libro di true crime, anche perché sono una grande appassionata di questi argomenti, e infatti ho deciso di continuare il progetto in questa direzione. Facendoci ispirare dalle serie tv e dai libri letti in classe abbiamo pensato di trasformarci in veri scrittori. I ragazzi avevano delle linee guida da seguire e il lavoro era diviso in due fasi. La prima fase consisteva nella scrittura della storia con carta e penna. La seconda fase, invece, consisteva nell’impaginazione e decorazione delle pagine, il tutto utilizzando l’intelligenza artificiale e Canva».
INSIEME Il ruolo dell’insegnante è stato principalmente l’aiuto grammaticale: «Io ho soprattutto aiutato con la grammatica, ma tutte le idee provengono da loro. E’ stato un progetto lungo iniziato a marzo e finito alla fine della scuola con un’ora di lavoro a settimana. Avendo tre ore per classe ho dedicato un’ora della mia cattedra. Questi libri fanno comunque parte dell’attività didattica». Per quel motivo è stata scelta proprio questa tipologia di approccio didattico? «E’ un approccio diverso per l’apprendimento delle lingue straniere con il learning by doing, imparare facendo. I ragazzi hanno messo in pratica ciò che hanno studiato durante l’anno piuttosto che fare solo gli esercizi di grammatica. In queste classi sapevo che sarei riuscita a lavorare bene. Ho voluto favorire il cooperative learning tra di loro con i rapporti relazionali. I gruppi sono stati creati da me così che i ragazzi in difficoltà potessero essere aiutati da altri. Anche i ragazzi Dsa o coloro che hanno sostegno si sono impegnati insieme ai loro compagni». Per la professoressa Veneroni si è trattata di un’esperienza formativa per lei stessa: «Mi sono resa conto dei limiti che si possono trovare nell’iniziare un progetto e mi ha aiutata ad ascoltare tanto i ragazzi, a conoscere i loro interessi così che potessi spronarli. I libri sono stati scelti secondo gli interessi dei ragazzi e vedere loro contenti per il lavoro fatto è la soddisfazione più grande».
Giulia Drago