Sarah, la tua passione per il canto e la musica è una caratteristica che ti accompagna fin dall’infanzia. Come ti sei avvicinata al mondo dell’arte e per merito di chi?
«Provengo da una famiglia appassionata di musica, dove tutti suonano il pianoforte; quindi, credo di aver ereditato questa passione proprio dai miei genitori. Mi sono avvicinata alla musica fin da piccola, già all’età di quattro anni. In famiglia amiamo tutti la musica e amiamo cantare; col tempo io ho approfondito ancor di più questa arte. Senza dubbio, però, la mia passione nasce grazie ai miei genitori che non smetterò mai di ringraziare per avermela trasmessa più di chiunque altro. Se sono arrivata a questo punto è anche per merito loro e per il modo in cui mi hanno cresciuta».
La vita cambia in un anno: potrebbe essere questo il titolo su un film riguardante la tua crescita artistica?
«Non saprei se devo essere sincera, perché in un anno la vita può cambiare completamente e dietro ogni percorso c’è tanto lavoro. Al momento, non definirei questo il titolo della mia carriera artistica, perché ho ancora molta strada da fare e da percorrere. Quest’anno, senza ombra di dubbio, è stato intenso e pieno di impegni, quindi potrebbe accadere, ma non credo sia il titolo giusto per raccontare la mia crescita artistica. Ribadisco e sottolineo che sono ancora all’inizio del mio percorso artistico e musicale e che ho ancora molto da imparare».
Tra i brani e i singoli usciti e pubblicati fino a questo momento, qual è o quali sono quelli che rispecchiano maggiormente la tua personalità?
«Sicuramente “Amarcord”, in quanto è il mio ultimo brano e quello che ho portato esibendomi sul palco di Sanremo. Proprio perché è il più recente, ritengo che è quello che più di tutti rappresenta al meglio la mia personalità. E’ un brano che mi ha dato molto e che sicuramente rispecchia molto il mio modo di pensare, di fare musica e di percepire la realtà e quello che mi circonda».

Se invece dovessimo andare alla ricerca e trovare un denominatore comune tra le tue canzoni e il tuo modo di fare musica, quale potrebbe essere?
«A questo proposito direi e risponderei la spensieratezza, perché nei miei testi non mi sento mai troppo “pesante”. Inoltre, ho 19 anni, e penso che questa leggerezza si percepisca anche nella mia musica. Con i miei testi è proprio questo il messaggio che voglio trasmettere a chi mi ascolta, al mio pubblico. La spensieratezza ritengo sia il messaggio che più di tutti intendo trasmettere».
Quanto ti sono rimaste vicine la tua famiglia e la tua Vigevano a partire dalla tua prima comparsa in televisione?
«Devo dire che, per fortuna, Vigevano, la città in cui sono nata e cresciuta mi è sempre stata vicina. La mia famiglia è sempre stata e sempre sarà un punto di riferimento per me e per tutto il mio percorso artistico e musicale, ma anche la mia città ha avuto un ruolo importante. Nonostante mi sia trasferita a Milano, ci torno spesso e sento tutto il calore delle persone, ogni volta che vado in Piazza Ducale o in altre zone di Vigevano».
Una volta che sei entrata ad Amici che obiettivi ti sei prefissata di raggiungere? E a questo proposito cos’ha rappresentato per te Lorella Cuccarini come insegnante di canto?
«Onestamente, quando sono entrata ad Amici, non mi ero prefissata troppi obiettivi. L’unico vero desiderio era vivere al meglio il mio percorso, fare musica e dare il massimo, facendo uscire e trasmettendo tutto ciò che avevo dentro di me, sia dal punto di vista musicale, sia da quello umano e caratteriale. Non mi interessavano classifiche o risultati specifici, mi interessava solo e esclusivamente crescere come cantante e come artista. Lorella è stata una guida fondamentale, una vera maestra che mi ha accompagnata in questo viaggio. Senza di lei, probabilmente, non sarei riuscita a superare molte delle mie paure e a mostrarmi al pubblico così come sono davvero. È stata e sarà sempre un punto di riferimento per me, alla quale sono tutt’ora legata per gli insegnamenti che è riuscita a trasmettermi quando ero dentro la scuola e quando ha scelto di assegnarmi un banco e di darmi una grande opportunità artistica e umana, che va oltre alla vittoria finale».

Hai 19 anni è vero e ancora tutta la vita davanti, ma il tuo CV vanta già la vittoria dell’ultima edizione di Amici, una partecipazione a Sanremo, dove eri la più giovane cantante in gara tra i big. Ora ti chiedo: progetti per il futuro?
«Tra i miei progetti futuri, o per meglio dire tra quelli più immediati, ci sono sicuramente e finalmente i miei primi live! Il 18 ottobre ai Magazzini Generali di Milano e il 25 ottobre al Largo Venue di Roma. Questi concerti saranno molto importanti per me, perché saranno le mie prime due date da solista. Non vedo l’ora di salire sul palco e di prendere il microfono in mano per fare la mia musica. Poi, sicuramente, arriverà anche tanta nuova musica… e per il futuro, vedremo cosa succederà! Per ora penso ai prossimi concerti e alle prossime date in agenda, che auspico possano andare bene e nel verso giusto».
Sei giovane e a questo proposito cosa pensi che i ragazzi del mondo di oggi chiedano dalla musica? In che modo possono sentirsi rappresentanti da essa?
«Penso che la musica abbia molte funzioni e possa servire a tante cose diverse. C’è chi ascolta una canzone perché ci si rispecchia, chi lo fa semplicemente per passare il tempo, chi la usa come sottofondo o come colonna sonora della propria vita, e chi la sceglie solo perché ama la melodia di sottofondo, dipende in sostanza da ogni singolo caso. Ognuno ha il proprio motivo per ascoltarla. La musica non ha un unico semplice scopo: appartiene a tutti ed è una presenza costante nella vita. Per questo credo che i ragazzi di oggi cerchino sempre qualcosa nella musica, qualcosa che per un motivo o per un altro possa suscitare e trasmettere emozioni».
Parlando per me ogni volta che salgo sul palco voglio trasmettere qualcosa, emozione, a chiunque mi ascolti.
Sei la seconda lomellina, se pensiamo anche a Sebastian Melo, che si è fatta conoscere e strada su Amici. Quanto ti senti ancora legata alla città ducale?
«Sono molto legata a Vigevano, la città che mi ha cresciuta. Lì ho tutte le amicizie dell’infanzia, è la mia città madre, e per questo il legame è fortissimo. Ancora oggi ci torno spesso: lasciare Milano per un po’ e respirare l’aria di Vigevano mi fa sempre bene, perché mi aiuta a pensare anche a quello che è stato il mio passato e la mia infanzia. Fa sempre bene tornare nel luogo in cui si è cresciuti, si sono fatte le prime esperienze e in cui conservo ancora parecchi ricordi, sia musicali che non».

Un suggerimento per chi coltiva questo grande sogno, vale a dire quello di entrare nel mondo dello spettacolo e della musica?
«Vorrei cantare e farmi conoscere. Io mi ripetevo e continuo a ripetermi queste due parole. Penso che la cosa più importante per raggiungere un sogno sia provarci, crederci tanto e poi buttarsi e vedere quello che succederà. Si può sbagliare e magari non si ottengono subito i risultati, però fino a che non ci si prova non si avrà mai la risposta e soprattutto bisogna crederci, sempre e comunque. Bisogna avere il coraggio di osare, proprio perché chi osa può. Ai ragazzi e ai giovani dico di crederci e di non avere paura nell’intraprendere un percorso che se portato avanti nel modo giusto può dare davvero tanto, sotto ogni punto di vista».
Edoardo Varese