Da quasi duemila anni facciamo la memoria di Gesù Risorto. Ormai, quasi, non ci stupisce più questo evento: lo professiamo tutte le domeniche recitando il Credo, lo abbiamo dipinto, nella storia dell’arte in tutti i modi, l’abbiamo cantato, con l’aiuto di tanti musicisti, in tutte le modalità e tonalità… ma, come dicevo, ci stiamo “abituando” a quell’avvenimento che ha stravolto e cambiato la storia e la vita dei primi discepoli di Gesù.
Una donna, Maria di Magdala, scopre che il sepolcro è stato “violato”: non c’è più la pietra tombale. Lei è entrata ma non ha trovato il corpo di Gesù. Corre all’impazzata verso il cenacolo, il luogo dove presumeva si trovassero i discepoli. Dà la notizia e sconvolge tutti. Pietro e Giovanni la rincorrono e giungono al sepolcro… ed effettivamente non trovano il corpo di Gesù. Curiosamente, mentre i due discepoli presumibilmente tornano al cenacolo, Maria resta là: il vangelo scandisce, quasi con la forza di una pietra miliare quel suo “stare”. È il medesimo verbo usato da Giovanni per descrivere l’atteggiamento di Maria, la mamma di Gesù, sotto la croce. È quel verbo che nel XIII secolo Jacopone da Todi, nella sua celebre poesia “Stabat Mater dolorosa” adopera come incipit per descrivere e sottolineare la forza irremovibile di queste donne quasi a contrasto con il potere smisurato dei Romani, con la prepotenza invidiosa degli Scribi e Farisei, a dispetto della stessa vigliaccheria dei discepoli fuggiti dalla scena… e, poco più avanti, sempre nel Vangelo di Giovanni si coniugano altri due verbi: «Donna perché piangi» … «Donna chi cerchi?». Questi tre verbi mi invitano (e forse potrebbero invitare anche voi) ad un serio esame di coscienza annuale, a una “verifica” pasquale per misurare. Per fare il punto della situazione sul nostro essere credenti.
Per Maria di Magdala potremmo dire che piangeva perché le mancava Gesù; che cercava Gesù; che voleva stare con Gesù sia sotto la croce sia nel mattino della risurrezione.
Nella nostra vita, se potessimo stilare una classifica… a quale punto potremmo mettere la parola e la persona “Gesù”? Davvero cerchiamo Lui, piangiamo se ci manca, stiamo con lui… o, forse Gesù viene al decimo, al ventesimo, al trentesimo posto in classifica?!?! Chi, che cosa veramente cerchiamo? Per chi, per che cosa piangiamo? Dove e con chi stiamo? Il nostro cammino di fede potremmo paragonarlo, quindi, allo sforzo di portare Gesù al primo posto e, come Maria, arrivare a poter dire: sto con Gesù, cerco Gesù e piango quando mi manca. Questa per me è la “Pasqua” o, come dicono gli Ebrei il “Passaggio”! Far passare, far salire Gesù alle prime posizioni della classifica spirituale del nostro cammino di fede… ed ogni anno, a Pasqua, verificarne la posizione: è Gesù in pole position… o arriva solo verso la fine? Quando occuperà il primo posto per tutti i tre “verbi” allora saremo sulla buona strada… e, con queste semplici parole, approfitto per augurare una buona e santa Pasqua a tutti.
+ Vincenzo Di Mauro, vescovo emerito di Vigevano