20 ottobre, XXIX Domenica Tempo Ordinario

Sogni di gloria: chi non ne ha mai avuti? Il successo è l’ardente e passionale desiderio che l’uomo detiene in sé. Il superamento della nativa fragilità che ci schianta contro il fallimento per ottenere il quale bisogna sgomitare, per emergere, per essere qualcuno. Da questa sorta di attrazione fatale neppure i discepoli di Gesù sono esenti; per questo il Vangelo ha valore universale: si rivolge proprio a noi.

Ma il “garbo del vincitore”, che a differenza nostra sa già di aver vinto, non schiaccia questa rivolta dello spirito umano, al contrario la accoglie e cerca di educarla con pazienza, calcolando l’eventuale fallimento che Pietro e Giacomo espliciteranno nell’ora fatale. Anche i discepoli, nell’ebbrezza vertiginosa dell’umana superbia dichiareranno “anche se tutti, io no”. Oggi invece attestano e chiedono: “Anche noi abbiamo sogni di gloria: esaudiscici!” Ma il vangelo odierno spinge ad una più acuta domanda:

Davanti ai nostri sogni di gloria, Gesù, qual è il tuo?.

Il realismo spietato del Salvatore raccoglie a pelle i sogni degli uni e l’invidia degli altri, e quasi a sanare la frattura nella fraternità dell’origine, li raccoglie a sé come la chioccia con i pulcini, ed esplicita i sogni di “gloria di Dio”.

Il fatto che egli sia venuto per dare la vita implica che egli è disposto ad assumersi la responsabilità personale della profonda depravazione umana, ad affrontare consapevolmente pienamente e volontariamente il male in quanto libera e personale ribellione alla volontà buona del Padre. Se Satana si infila come pensiero cattivo nei sogni buoni degli apostoli, marchiandoli in negativo è perché egli incarna il rifiuto del sacrificio, nella sua arroganza ingannevole, sprezzante e crudele: la gloria del potere. Gesù invece punta a qualcosa di più alto: definire un modo di vita che risponda colpo su colpo alle lusinghe perverse dei poteri forti. Gesù educa la coscienza di tutti i discepoli a ricercare praticamente nelle concrete scelte di vita il significato supremo dell’esistenza che consiste nell’imitazione del Salvatore che dona e si spoglia della sua divinità. Nel cuore dell’uomo albergano sogni di gloria che sono illusione e farsa dell’autonomia del coraggio del destino del libero arbitrio e della responsabilità umani.

Dio non è affatto l’ancora di salvezza degli incoscienti. Gesù vede offrirsi più volte la tentazione del potere assoluto, del vertice gerarchico dell’obbedienza assoluta e cieca. Ma sa bene che chi è all’apice del potere ha occasioni infinite per dar sfogo alle proprie tenebre interiori: sete di sangue, vendetta, stupri, omicidi sono tutte determinazioni concrete del fascino del dominio. Un inferno. Ma il suo opposto è il paradiso: dar sollievo al dolore, servire e condividere le sofferenze, rispondere al male col bene. Mettere questi obiettivi in testa ai sogni di gloria dei discepoli di Gesù significa impegnarci per far spazio al reale Regno di Dio in Terra.

don Andrea Padovan

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