Il Beato Matteo, San Pio V e la Madonna del Rosario

La festa del Beato Matteo è preceduta, nella chiesa di San Pietro martire a Vigevano (ma anche in tante altre parrocchie della diocesi) dalla festa della Madonna del Rosario, che si celebra la prima domenica di ottobre con una processione per le vie del rione. Da secoli si porta una statua lignea, recentemente restaurata, opera di un artista pavese del settecento, tra le più armoniose ed espressive della diocesi, sotto un ricco tronetto in legno scolpito e dorato.

LA TRADIZIONE I frati domenicani hanno trasmesso questa devozione ai Vigevanesi direttamente attraverso il loro apostolato svolto nel loro convento dal 1446 al 1806, e poi per cura dei parroci di San Cristoforo in San Pietro martire che hanno custodito questa preziosa eredità. In onore della Madonna del Rosario fu eretta la cappella laterale con il pregevole altare in marmi policromi e i non meno preziosi quadretti con i Misteri dipinti a monocromo con belle cornici rococò, e funzionò per secoli, fin dalla fine del sec. XV una confraternita laicali, di cui resta un prezioso stendardo in seta ricamata risalente al sec. XVIII, che meriterebbe di essere restaurato.

La pratica del Santo Rosario fu diffusa particolarmente dall’Ordine domenicano, fin dagli inizi della sua fondazione: l’invocazione alla Santa Vergine (Patrona principale ed ispiratrice celeste dell’Ordine) e la meditazione assidua dei Misteri della nostra salvezza sono sempre state nel cuore di ogni figlio di San Domenico. Fu il Beato Alano de la Roche, un domenicano di origine bretone morto in Olanda nel 1475 a dare la forma odierna al Santo Rosario, composto di 150 Ave Maria divise in tre parti, con la meditazione dei Misteri gaudiosi, dolorosi e gloriosi. Giovanni Paolo II aggiunse non molti anni fa la quarta parte, con i Misteri luminosi. La festa liturgica invece fu stabilita per la Chiesa universale dal papa San Pio V come ringraziamento per la vittoria navale di Lepanto, avvenuta il 7 ottobre 1571.

San Pio V

LA STORIA Il pontefice domenicano aveva nei mesi precedenti indetta una “crociata” di preghiera chiedendo a tutti i fedeli di invocare l’intervento della Santa Vergine con la preghiera incessante del Rosario. Riuscì con molte fatiche a predisporre un esercito navale per fermare l’avanzata islamica nel Mediterraneo. Quel giorno le navi cristiane, nonostante l’ingente povertà dei mezzi rispetto alla potenza dei Turchi, conseguì una vittoria insperata. Si racconta che il papa, raccolto in preghiera in una cappella del convento domenicano di Santa Maria sopra Minerva a Roma (ove aveva mantenuto la residenza abituale anche dopo l’elezione al soglio di Pietro) ebbe la visione della vittoria che poté annunciare giorni prima dell’arrivo dei messaggeri. San Pio V, quando era ancora solo fra’ Michele Ghisleri era stato priore nel 1537 e nel 1542 del convento vigevanese, e anzi ne era stato novizio e professo nel 1518. Per questo nel ritratto che inviò a San Pietro martire in occasione della sua elezione avvenuta nel 1566, fu scritto: “alumnus et dominus”. Il ritratto si conserva gelosamente nello studio del parroco ancor oggi, insieme a tante memorie, opere d’arte, reliquie e leggende che testimoniano il legame tra la nostra città e il grande Papa protagonista dell’età del rinnovamento della Chiesa nel solco del Concilio di Trento.

Un motivo in più per onorare la Santa Vergine sotto il titolo del Santo Rosario a Vigevano, e per sostare un po’ dinanzi al suo altare e alla sua statua nei prossimi giorni, facendo la fila per scendere in Scurolo per la visita al Beato Matteo dalla quale ogni vigevanese che si rispetti non vuole esimersi a compiere, almeno una volta all’anno.

Don Cesare Silva

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