Il ricordo di fra Pier Renzo: «Come stai? In piedi» il conforto nel rosario

«Come stai Pier Renzo?». «In piedi». Dacché ricordo questa è sempre stata la sua risposta ogni volta che gli chiedevo come andavano i suoi “acciacchi”. Lo avevo conosciuto da bambino, quando avevo iniziato a fare il chierichetto e lui era il referente del gruppo. Uno sguardo dolce, i suoi occhi di un azzurro sfumato, quasi in trasparenza, la voce delicata e allo stesso tempo sicura, anche se ogni tanto si soffermava in qualche intercalare.

Ma non era tutto dolcezza in Pier, non era semplice cavarsela tra i suoi rimbrotti, la vita in fraternità non è sempre idilliaca e il carattere aveva anche le sue asprezze, sarebbe un torto dimenticarle; soprattutto quando sentiva toccate le cose a cui teneva di più. Ricordava sempre con rammarico il momento in cui gli era stato chiesto di farsi da parte e non occuparsi più dei chierichetti, così come non mancava di sottolineare al giovane cronista de L’Araldo che

c’è anche un programma religioso nella festa di sant’Antonio ed è più importante, lo devi sottolineare di più e non metterlo in fondo, non è solo una sagra.

Abile predicatore, aveva un’ottima preparazione storica che emergeva durante le omelie, pronunciate dagli amboni di mezza Lomellina perché quando c’era bisogno di dire messa non si tirava mai indietro. Mi capitava di incontrarlo sulla soglia tra la chiesa e il convento… «come stai?» «in piedi» e così si avviava la conversazione. Raccontava le vicissitudini legate alla salute, ma poi la testa partiva e iniziava a citare episodi condivisi e che non rammentavo più, mentre per lui erano come appena trascorsi. Aveva buona memoria, anche per le tante preghiere dette per le innumerevoli persone che hanno cercato e trovato conforto in lui, un autentico confessore (per me fu il primo) e ispiratore, nonché guida, del “Gruppo di preghiera di padre Pio”.

Di giorno spesso passeggiava all’ombra dei coretti, la corona del rosario in mano (e quante decine preparava con le sue mani per poi regalarle), una preghiera e un passo dopo l’altro. A me da ragazzo capitava di entrare di pomeriggio presto, in cerca di concentrazione e tranquillità, e ricordo le tante volte che lo spiavo dall’ombra in fondo alla chiesa attento a non farmi vedere. Come spesso accade, accanto alle conversazioni che abbiamo avuto e che negli anni si sono diradate, mi mancherà soprattutto quella che non siamo riusciti a fare, la scorsa estate.

Giuseppe Del Signore

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