La spiritualità di Nerino e il coronavirus

Mattino presto di un giorno qualunque di Coronavirus. Mi suona il telefono: è il Vescovo che, dopo i soliti convenevoli, mi pone la domanda assassina: «Se ci fosse qui Nerino, in questa tragedia cosa farebbe?». La risposta è da moto primo: «Il folle». Nerino, quando c’era di mezzo il prossimo sofferente, non capiva più niente e alla maniera evangelica diventava “matto di carità”. Continua il Vescovo. «Mi piacerebbe tanto che la spiritualità di Nerino fosse più conosciuta in diocesi, soprattutto in questa circostanza tragica». Parole che mi scaldano il cuore e mi fanno pensare a Nerino con i suoi “leoni” (leggi: giovani) e la sua “banda” (leggi: operatori di carità).

Il Vescovo termina e capisco il perché della sua telefonata: «Stanotte, non riuscendo a dormire, ho pensato agli ammalati guariti dal coronavirus e mi è venuto in mente che la diocesi potrebbe cercare nelle parrocchie case sfitte da mettere a disposizione per le quarantene prima di rientrare in famiglia». Conclude: «Ci pensi lei a muovere l’Associazione di Nerino alla collaborazione con la Caritas Diocesana». Fine telefonata. L’iniziativa è stile “carità di Nerino” che osa sempre l’imprevedibile e serve benissimo a farlo conoscere e apprezzare. Telefono al Presidente della Pianzola-Olivelli e alla sera ci troviamo, espongo il pensiero Vescovile e il “sì” è immediato, stile Nerino, con l’approvazione di tutto il Consiglio Direttivo. E l’avventura “operazione case sfitte” comincia. Il Vescovo mette a disposizione tre appartamenti da arredare e preparare. Intanto don Moreno dà notizie alla diocesi dell’iniziativa con l’invito a parroci di cercare le case. Caritas e volontari della Pianzola Olivelli arredano la prima casa che è già occupata per la quarantena di due infermiere. Intanto si lavora per le altre due che non sono in buon stato. Una mattina telefono ad un giovane parroco che ha il cuore grosso così, gli spiego l’iniziativa e lui mette subito a disposizione tre altri appartamenti da sistemare. Informo il don Moreno, un altro prete che si elettrizza quando sente le parole “povero” e carità. E l’avventura targata “Nerino” e la sua spiritualità si mette in movimento. Lui dal cielo dà un’occhiata e una preghiera.

Ma le iniziative di carità per essere “presenza” in questo periodo si sono moltiplicate. Il Vescovo ha accompagnato e guidato sapientemente la quaresima e dettato pensieri e proposte utili in collaborazione con l’ufficio liturgico, per il triduo e le feste pasquali: tutto rigorosamente da tenere nelle “Chiese a porte Chiuse”, come nel Cenacolo con le apparizioni di Gesù e poi nelle Chiese domestiche che sono le case familiari. Si è fatto poi presente coi giovani maturandi scrivendo per la camminata spirituale alla Bozzola. I preti non si sono certo tirati indietro e hanno trasmesso in streaming via Facebook le funzioni celebrate a porte chiuse. Alcuni sono usciti per il paese con i Santissimo e nel Venerdì Santo con il Crocifisso per portare Gesù alla gente. Altri si sono rivolti via Facebook ai bambini, altri hanno tenuto Adorazioni diurne e notturne, sempre alla maniera evangelica delle “porte chiuse”. Ma non ci si è fermati qui. Si è inventato il “servizio di pastorale digitale” per ricevere e suggerire cose tecnologiche ai preti più anziani e che vogliono essere “presenza” tra la loro gente chiusa in casa. Supporta l’iniziativa un gruppetto di sacerdoti tecnologici.

E poi la commissione “grandi eventi” che si incontra col Vescovo per affrontare le necessità man mano che si presentano: è affidata ai tre delegati vescovili per le famiglie, per la carità e per i giovani. E poi ancora la commissione per sussidi terapeutici e psicologici per i bisognosi colpiti dal Covid 19 o per le famiglie che devono elaborare il lutto di un loro caro, morto senza un saluto e soprattutto senza un funerale, sepolto in fretta e furia. E qui sono scesi in campo preti e psicologi “di mestiere”. E poi ancora il servizio delle Caritas di presenza economica, fisica e morale in diocesi e nelle parrocchie (distribuzione di pacchi viveri, buoni spesa per chi ha più bisogno). Non posso terminare senza dire della mensa dei poveri che esistono in Vigevano e a Mortara gestite da frati e preti con la collaborazione dei buoni samaritani che si sono inventati modi nuovi per dare un pasto alla gente evitando gli assembramenti. Queste ultime iniziative che pur non essendo “Marca Nerino”, sono tipiche del suo modo di essere “matto di carità”, mostrano alla diocesi che presto aprirà il suo processo di beatificazione, la sua spiritualità e il suo modo di “chinarsi” sulle umane necessità. Lui dal cielo sorride, prega, intercedendo per la sua diocesi, grazie celesti per questi tempi di coronavirus. Il tutto in spirito sinodale e con Vescovo e preti fatti così. Amen.

Mons. Mario Tarantola

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