Lettera ai giovani: «Siate sentinelle del mattino»

Carissimi giovani, vorrei farmi voce per arrivare a voi, e quindi anche a tutti coloro che vivono con voi. E’ un periodo in cui ci facciamo tante domande. La vita quotidiana ormai è cambiata. San Giovanni Paolo II, di cui nel 2020 si ricorda il 15esimo anno dalla sua morte, proprio in questi primi giorni di aprile, amava indicarvi come sentinelle del mattino. Per attendere il mattino è necessario stare svegli nella notte. Ed è proprio nella notte della prova che ci troviamo sapendo che arriverà l’alba, e chi sarà riuscito a stare sveglio, nella notte, la vedrà, il primo raggio di sole del futuro. Il Vescovo Maurizio ci richiama, nel programma pastorale, a sviluppare la spiritualità. Quale spirito ora da mettere in gioco? Proviamo a rispondere a questa domanda per saper attendere meglio l’alba.

  • Stare molto allegri, studiare e fare del bene. San Giovanni Bosco chiedeva ai giovani principalmente di stare molto allegri. L’ingrediente dell’attesa è saper attendere con gioia ciò che verrà, certo non si possono cancellare le paure, le tristezze. Ma chi ha mai chiesto di cancellare la quotidianità della vita? Andando oltre ciò che la vita ci fa vivere però è una nostra scelta saper affrontare le “cose” della vita con intelligenza (studio, ricerca, approfondimento), amore (fare del bene) e amorevolezza (sentimento di allegria e alle volte di…pazienza). Il Servizio di Pastorale Digitale della Diocesi, coordinato da preti giovani, può anche essere di aiuto per trovare stimoli, spirituali, e non solo. Vai su Fb e cerca Joxvc, clicca mi piace, e condividi.

  • Essere disponibili in casa e nella comunità. Cambiando le abitudini abbiamo modificato anche il nostro stile di vita. Dovremmo cercare, verificandolo, che sia cambiato in meglio. Tenete un diario di ciò che avete iniziato a fare, di ciò che avete modificato, di ciò che non avreste mai immaginato di fare (leggere un libro scelto da voi ad esempio…) Aiutate in casa ma senza farvelo dire, imparate le faccende domestiche perché sarete gli adulti del domani. E ancora, se le condizioni lo permettono rendetevi disponibili presso la Caritas della vostra comunità parrocchiale. Molti volontari che normalmente svolgono i servizi per gli ultimi sono sopra i 65 anni e in queste settimane sono particolarmente chiamati a stare in casa. Dunque la vostra disponibilità concreta regalata nelle vostre comunità può essere decisiva proprio in questo momento di necessità. Nulla fuori di casa va fatto come iniziativa personale ma coordinato da chi ha la responsabilità, imparando anche il mettersi a disposizione gratuitamente e sotto chi ha la responsabilità, insegnerà a voi giovani, ma anche agli adulti, il senso di rispetto dell’autorità.

  • Coltivare le amicizie. Attraverso i social, le finestre se siete vicini di casa, scrivendo magari una lettera, una mail, condividendo cose belle sui social, imparando a chiedere come vanno le cose, instaurando un dialogo profondo, non solo sulle piccole cose quotidiane, ma anche se fosse possibile, sulle profondità del cuore.

  • Pregate. Intessendo una relazione con gli altri si impara anche ad intessere una relazione più profonda con Dio, che non è un recettore di parole imparate a memoria, ma un padre che ascolta. La preghiera sia così, impariamola nuovamente così, non è solo personale, ci vogliono momenti comuni e arriveranno, ma quando è personale non sia uno sgranocchiare parole per riempire il tempo dedicato alla preghiera. Con un amico non si fa così, sia un tempo in cui, anche nella fragilità del silenzio, ci mettiamo in ascolto del profondo e iniziamo un dialogo del cuore che va oltre ogni parola preconfezionata.

Don Riccardo Campari
Delegato Vescovile per i Giovani

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