Oratori, una risposta al disagio giovanile

Una risposta al disagio giovanile. È il progetto biennale “Giovani protagonisti in Lomellina: gli oratori come spazi di crescita e comunità”, vincitore del bando “Porte aperte” finanziato dalla Fondazione Cariplo in collaborazione con la Fondazione Peppino Vismara e le sedici Fondazioni di comunità.

DISAGIO GIOVANILE Il progetto, nato su iniziativa della Conferenza episcopale lombarda, ha come obiettivo rispondere ai bisogni educativi, di socializzazione e di protagonismo di preadolescenti, adolescenti e giovani attraverso la valorizzazione degli oratori, l’ingaggio della comunità educante e la promozione di alleanze educative territoriali mirate a favorire la crescita delle giovani generazioni. «Il disagio adolescenziale è una provocazione forte – spiega il vescovo di Vigevano, monsignor Maurizio Gervasoni – e gli oratori, strutture nate per favorire l’inclusione e l’apertura a chi viene da fuori, se ne fanno carico. Il bisogno dei giovani va identificato in modo puntuale, e qui entra in scena come interlocutore la Caritas, che dovrà individuare collaborazioni significative in campo educativo».

I PARTNER La Fondazione Caritas di Vigevano, ente capofila incaricato di coordinare le attività, sarà coadiuvata da una serie di partner: Diocesi di Vigevano, Fondazione Pio Istituto Negrone, le parrocchie vigevanesi Santa Cecilia al Sacro Cuore, Beata Vergine Addolorata, Santa Maria di Fatima, San Cristoforo in San Pietro martire, Cuore Immacolato di Maria, le parrocchie lomelline Santi Gaudenzio ed Eusebio di Gambolò, San Lorenzo martire di Mortara, San Pietro apostolo di Parona, Santi Nazaro e Celso di Sannazzaro, Beata Vergine Addolorata Regina Mundi di Cassolnovo. I soggetti coinvolti in rete sono il Comune di Vigevano, il Gruppo Scout Fse di Mortara, l’associazione dilettantistica Polisportiva Lomellina, la cooperativa sociale Gruppo Start. Tutte le dieci parrocchie con i relativi oratori metteranno a disposizione i propri spazi garantendo flessibilità oraria nell’apertura e ampliando anche le giornate di accoglienza, con l’obiettivo di diventare risorse educative, aggregative e animative per tutta la comunità.

In questi due anni – commenta don Riccardo Campari, responsabile dell’Ufficio scuola – si coordineranno gli oratori per rendere autonome le realtà che aiuteremo.

La curatrice del progetto per Caritas è Nicole Di Martino, mentre l’equipe coordinatrice è composta dalla psicologa Antonella Auletta, dalla pedagogista Emanuela Basetta e dall’educatrice Alice Agostino. «La Caritas – spiega il direttore don Moreno Locatelli – farà tesoro del vecchio progetto “Ricaricarti” per dare attenzione alle fragilità e all’esperienza degli oratori per intercettare i bisogni dei giovani e dare risposte, in modo da fornire un sostegno sicuro per gli anni a venire. Considerato che ci sono sempre meno sacerdoti inoltre ci avvarremo di figure come quelle degli educatori professionali». L’equipe coordinerà una serie di azioni: cittadinanza e volontariato, educazione e partecipazione, territorio, rete e coesione sociale, sviluppo della comunità educativa e formativa, promozione di iniziative per il tempo libero, valorizzazione e potenziamento dei presidi educativi di prossimità.

LE FAMIGLIE E I LONTANI «La speranza – dichiara don Antonio Mercuri, direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale giovanile – è che questa sfida aiuti tutti gli oratori, anche i più piccoli. Sarà importante coinvolgere le famiglie, spesso portatrici dei veri problemi di base».
Così il sindaco di Vigevano, Andrea Ceffa: «Il Comune è un soggetto che fa parte della rete: appoggiamo il progetto perché crediamo fortemente nella capacità di aggregazione delle generazioni più giovani, e nell’ampliamento della sfera d’influenza di un oratorio come il Negrone. Abbiamo delle realtà che già esistono: dobbiamo solo renderle più accoglienti». Da qui la necessità di un’informazione capillare attraverso social media, siti internet, volantini: «E’ l’elemento cuore del progetto – conclude il Vescovo – sarà allargata la rete di comunicazione anche a chi è più difficile da intercettare».

Davide Zardo

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