Chiesa in cammino tra attesa e profezia

Il cammino sinodale della Chiesa italiana, iniziato nel 2021 come parte della più ampia visione ecclesiale voluta da papa Francesco, ha vissuto un momento decisivo con la conclusione della seconda Assemblea sinodale, svoltasi dal 31 marzo al 3 aprile nell’aula Paolo VI.

SPACCATO REALE Con oltre 1.000 partecipanti – tra vescovi, sacerdoti, religiosi e soprattutto laici – l’incontro ha rappresentato uno spaccato reale della Chiesa in Italia, segno concreto di una partecipazione ampia e intergenerazionale. Il documento finale, dal titolo “Perché la gioia sia piena”, pensato come sintesi del lavoro quadriennale, è stato tuttavia oggetto di critiche trasversali, che hanno portato al suo rinvio quasi unanime (835 voti favorevoli su 854). La scelta non è stata una bocciatura tout court, ma piuttosto un invito corale a un approfondimento. «Non un passo indietro, ma un passo avanti», come ha detto monsignor Erio Castellucci, presidente del Comitato nazionale del cammino sinodale, che ha parlato con franchezza di un testo «non ancora maturo» e bisognoso di un «ripensamento globale». Le criticità emerse hanno riguardato soprattutto l’assenza di indicazioni chiare su temi sentiti da larga parte dei fedeli: il ruolo delle donne nella vita ecclesiale, la cura pastorale per le persone omosessuali, la trasparenza nella gestione delle comunità. Il testo delle proposizioni, ridotto per esigenze di sintesi a 46.000 battute, è apparso povero di slancio profetico, incapace di riflettere la ricchezza del percorso vissuto. Un errore di metodo e comunicazione, ha riconosciuto monsignor Castellucci, che ha ammesso:

Abbiamo dato per scontato che tutti conoscessero il genere letterario delle proposizioni. Probabilmente la dieta è stata eccessiva.

I GRUPPI TEMATICI Il lavoro nei 28 gruppi tematici ha evidenziato esigenze pastorali chiare: formazione degli adulti, accompagnamento delle famiglie ferite, centralità dei giovani, rilancio degli organismi di partecipazione e attenzione concreta verso le periferie esistenziali. Temi che non possono restare ai margini di un documento che vuole orientare il futuro della Chiesa. L’assemblea ha testimoniato una base ecclesiale viva e appassionata, desiderosa di essere protagonista di un cambiamento reale. Come ha ricordato il cardinale Zuppi, «il vero protagonista è lo Spirito Santo, non il nostro protagonismo». È lo spirito che «genera comunione» e invita a guardare la Chiesa non come il mondo la vede – fatta di strutture da riformare – ma come comunità di fratelli e sorelle, mendicanti di misericordia. La decisione finale – di rielaborare il testo e votarlo il 25 ottobre, con slittamento dell’assemblea generale dei vescovi a novembre – riflette la volontà di non tirare una riga su quanto fatto, ma di custodire e rilanciare un processo che è stato davvero, come ha detto monsignor Erio Castellucci, «un’esperienza spirituale». Un processo che, tra tensioni e passi avanti, continua a tracciare un volto nuovo di Chiesa: non perfetta, ma in cammino.

don Paolo Butta

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