Inviati per invitare alla festa. Con questo slogan l’Ufficio missionario diocesano ha guidato, venerdì 18 ottobre presso la chiesa parrocchiale di Garlasco, un bel gruppo di fedeli a pregare, sotto la presidenza del vescovo di Vigevano monsignor Maurizio Gervasoni, l’iniziativa dedicata a quanti nel mondo annunciano il Vangelo di Cristo. La Veglia missionaria è infatti un appuntamento ormai fisso nel calendario diocesano nell’imminenza della Giornata mondiale, quest’anno celebrata il 20 ottobre.
UN SOLO RESPIRO Due i polmoni di questo evento formativo e spirituale al tempo stesso. Il primo è l’attenzione al mondo e a quegli uomini e donne che, abbandonando le loro case, hanno seguito lo «andate» di Gesù per predicare e donare i sacramenti e il segno della carità. Padre Marco Dondi, cappuccino originario di Cassolnovo, è uno di loro e la sua testimonianza della lunga esperienza in Turchia, in uno dei luoghi più significativi per lo sviluppo del cristianesimo delle origini; la sua testimonianza è stata preziosa per aiutare ad allargare gli orizzonti dei presenti sulle realtà di Chiesa aldilà dei nostri ristretti confini. L’altro polmone è quello della chiamata universale alla missione che, dal battesimo, riguarda ogni credente.
Trova qui le sue radici il gesto di benedizione agli operatori pastorali del territorio, inviati dal vescovo a essere missionari della misericordia nelle loro comunità.
MANDA ME Proprio mons. Gervasoni, nel corso dell’intensa omelia, ha voluto raccordare queste due anime della veglia di preghiera, proponendo l’immagine del banchetto e dell’abito nuziale come cifra per interpretare la buona qualità della vita cristiana come prima fonte di testimonianza e missione. Ulteriori arricchimenti della serata sono stati la bella presenza dei giovani, guidati prima di cena in un momento di riflessione e di condivisione da padre Giovanni Fasoli, della comunità dei “Servi di Nazareth”, missionario tra gli adolescenti, e l’animazione danzante della scuola di ballo “Fityourlife” di Garlasco, un vero tocco artistico per dare alla preghiera leggerezza e movimento. Come tradizione il mandato missionario a tutti i presenti ha concluso la celebrazione e nello «eccomi manda me», ripetuto con forza alle intenzioni di preghiera per i cinque continenti, ha rinnovato la volontà di impegno personale che trasforma la memoria in vita quotidiana.
don Carlo Cattaneo