Case di comunità / Come funzionerà la sanità regionale

La regione Lombardia è stata la prima a tradurre in legge quanto previsto dal Pnrr per la missione “Salute”.

In Lomellina vedranno la luce 4 Case di comunità, di cui un hub a Vigevano e tre spoke più piccoli a Mortara, Mede e Garlasco, 2 Ospedali di comunità, e un distretto di Asst a cui dovrebbe corrispondere una Centrale operativa territoriale.

L’obiettivo è rafforzare i servizi sanitari di prossimità e la telemedicina, secondo il principio – messo nero su bianco nella legge 22 del 2021 recante modifiche al titolo I e al titolo VII del “Testo unico” in materia di sanità – di «rendere la casa primo luogo di cura» adottando un approccio “One Health”, che mira alla presa in carico della persona nel suo complesso e nel contesto socio-economico e ambientale in cui è inserita.

PRIMO ACCESSO Le Case avranno la funzione di garantire «il collegamento tra ospedale e territorio attraverso la presenza dell’infrastruttura tecnologica e l’integrazione multiprofessionale assicurata anche dall’attività dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta», che potranno riunirsi in cooperativa o stabilire altre forme di collaborazione e fare riferimento anche alle farmacie convenzionate, ai consultori, agli assistenti sociali e al sostegno psicologico, questi ultimi servizi che dovrebbero essere compresenti nelle Case. Di fatto, come aveva raccontato a L’Araldo il direttore generale di Ats Pavia Lorella Cecconami,

la Casa è un centro di erogazione di servizi per il cittadino: poliambulatorio, prevenzione, sportello scelta e revoca, domande di invalidità, prelievi, certificazioni medico-legali,

«Insomma – proseguiva – tutti quelli che oggi sono frammentati sul territorio e che ai cittadini servono, con una ricollocazione fisica in un’unica struttura». Dovrà essere attrezzata con strumenti di diagnostica di primo livello quali ecografo, cardiografo, spirometro e permettere ai medici di “famiglia” di agire in sinergia con gli specialisti.

03 PP Nuova sanità - medico pressione

SECONDO LIVELLO Gli Ospedali invece serviranno per il trattamento dei pazienti sub-acuti ovvero pazienti che necessitano di un’assistenza di tipo infermieristico più che medico, i quali per motivi diversi non possono rientrare al domicilio. Tutte queste strutture faranno riferimento ad Asst, l’Azienda ospedaliera, che le gestirà attraverso il settore aziendale polo territoriale, a cui fa capo un direttore sanitario. All’interno del territorio coperto da ogni singola Asst sono individuati dei distretti, indicativamente uno per Piano di zona o uno ogni 100mila abitanti, ognuno dei quali ospita una Centrale operativa ovvero «punti di accesso territoriali, fisici e digitali, di facilitazione e governo dell’orientamento e utilizzo della rete di offerta sociosanitaria all’interno del distretto», come afferma la legge 22, al fine di «coordinare i servizi domiciliari con gli altri servizi sanitari e socioassistenziali». Ogni Casa avrà un punto d’accesso e sarà collegata con la Centrale di riferimento, mentre per promuovere la telemedicina è attivato un fondo regionale ad hoc.

TEMPI Per realizzare tutto questo, anche in considerazione del cronoprogramma previsto dal Pnrr per la componente 1 della missione 6 – a cui la riforma fa riferimento – dovrà essere portato a compimento entro tre anni, dunque entro il 2024. I distretti dovranno essere tutti definiti per marzo, le Centrali per giugno, il 40% degli Ospedali e delle Case di comunità nell’arco del 2022, un altro 30% nel 2023 e la parte restante nel 2024.

Giuseppe Del Signore

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