Povertà Caritas / Card. Zuppi (Cei): «L’ascensore sociale è guasto»

L’Italia sta male e ha bisogno di una terapia d’urgenza,

anche perché presto starà ancora peggio e la sua patologia rischia di diventare cronica. Si tratta della povertà

ed è fotografata dal ventunesimo rapporto su povertà ed esclusione sociale curato da Caritas Italiana. E’ il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei, ad aver usato l’immagine di un corpo umano malato per richiamare da un lato la gravità della situazione e dall’altro il coinvolgimento di tutte le parti sociali.

Dati, non parliamo di previsioni, di ipotesi, ma di dati – spiega in un videomessaggio il card. Zuppi – Qualche volta abbiamo una sorta di rimozione immediata per cui ascoltiamo alcuni dati e pensiamo “ma poi alla fine non è proprio così”, oppure “è così, va bene”, ma poi continuiamo come prima. Il Rapporto non ci può far continuare come prima

Povertà Rapporto Caritas - poveri di prima e seconda generazione
Poveri intergenerazionali e nuovi poveri a confronto (“L’anello debole”, Rapporto Caritas 2022)

PRONTO SOCCORSO Nessuno lo farebbe se si trattasse dei suoi esami del sangue: «È come se a me dicessero “Guarda, tu hai i valori sballati”, allora devi andare dal medico e ti fai curare».

Questi valori sono sballati, perché vedere che quasi sei milioni di persone sono in povertà assoluta è un valore sballato nell’organismo del nostro Paese

«che richiede quindi, ovviamente, dei cambiamenti, delle terapie, delle scelte, perché se continuiamo ad avere un dato così tutto l’organismo si ammala». La preoccupazione della Chiesa cattolica è grande perché il Paese non si è mai ripreso dalla crisi economica del 2008, è stato colpito in maniera strutturale dalla pandemia – lo dimostrano i dati di Caritas e Istat sulla progressione della povertà – e ora rischia di essere travolto dalla crisi energetica. «Certo – prosegue il presidente della Cei – è vero che la crisi energetica e quindi tutti gli aumenti dei costi e l’inflazione accentueranno queste condizioni di povertà estrema, ma quindi, a maggior ragione, dobbiamo essere ancora più fermi nell’indicare le soluzioni, anche nell’emergenza». Tra queste anche il Reddito di cittadinanza, ma non come è ora: «Un’ultima cosa che mi ha colpito – e speriamo che il governo sappia affrontarla con molto equilibrio – è il problema del reddito di cittadinanza che è stato percepito da 4,7 milioni di persone, ma raggiunge poco meno della metà dei poveri assoluti. Quindi c’è un aggiustamento da fare ma mantenendo questo impegno che deve essere così importante in un momento in cui la povertà sarà ancora più dura, ancora più pesante e rischia di generare ancora più povertà in quelle fasce dove si oscilla nella sopravvivenza, che devono avere anche la possibilità di uscire da questa “zona retrocessione”».

Povertà Rapporto Caritas - Occupati e genitori
Confronto tra lavoro dei genitori e lavoro dei figli (“L’anello debole”, Rapporto Caritas 2022)

“POVERI CRISTI” Il cardinale Zuppi si concentra sulle caratteristiche che più l’hanno colpito dei «tanti “poveri cristi” che incontriamo nelle nostre strade», in particolare la giovinezza, la difficoltà del sud Italia, l’istruzione che, anziché essere ascensore sociale, diventa mastice del «pavimento appiccicoso», espressione coniata dall’Ocse qualche anno fa e ripresa nel rapporto Caritas, che intrappola nella povertà impedendo di rompere i tanti “soffitti” – di cristallo e non – che i poveri si trovano davanti. Del resto, ricorda il card. Zuppi, «l’ascensore sociale è guasto, è rotto da tempo e pochi sono interessati ad aggiustarlo, mi sembra». «Per spezzare l’anello – argomenta – oppure per unire, perché il Rapporto si chiama “L’anello debole” e l’anello debole lo devi rendere forte altrimenti si spezza tutta la catena. L’anello debole lo rendi forte ristabilendo l’educazione o investendo seriamente sull’educazione. I dati che ascolterete sui giovani e sulla povertà intergenerazionale sono davvero preoccupanti e richiedono a tutti quanti noi di fare qualche cosa perché l’educazione non è soltanto quella in termini tecnici, cioè di aiutare, quella di don Milani, quella di dare la parola, di aiutare a non essere esclusi dalla scuola – e l’abbandono sappiamo che è molto alto, incredibilmente alto –»

ma è anche l’investimento sulla persona, la rete di educazione che è quel famoso villaggio che almeno le nostre comunità devono rappresentare e rappresentano per chiunque

Anche perché, è un altro risultato preoccupante dell’indagine, in Italia la povertà diventa sempre più ereditaria e l’educazione non garantita la «perpetua».

Giuseppe Del Signore

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