Carcerati, a Pavia il Garante non c’è

Caldo, spazi ristretti, afa e sovraffollamento sono i principali problemi che riguardano da vicino le case di reclusione a livello nazionale. Tuttavia se nelle altre province italiane i detenuti hanno almeno la possibilità di rivolgersi al Garante dei diritti delle persone private della libertà, a Pavia questa figura non c’è, perché chi ricopriva l’incarico ha dato le dimissioni e il Consiglio provinciale non ha provveduto a individuare un sostituto.

SENZA GARANTE Il Garante dimissionario è Laura Cesaris, docente della facoltà di giurisprudenza all’Università di Pavia: «Ho dato le dimissioni da garante da molti mesi ormai, per ragioni personali e familiari – spiega Cesaris – sono rimasta virtualmente in carica in attesa di un bando da parte della Provincia di Pavia ragion per cui è da tempo che non entro più negli istituti di Vigevano, Voghera e Pavia». Nonostante abbia rassegnato le dimissioni, analizzando la situazione nazionale degli istituti penitenziari, Cesaris evidenzia come siano necessari interventi e cambiamenti, se non altro per non far perdere al carcere la propria missione educativa: «Bisogna costruire nuovi edifici e caserme adatte e idonee a accogliere i detenuti: sono soluzioni che avrebbero dovuto già essere state adottate, in quanto richiedono tempo e impegno per essere portate a termine. Altri accorgimenti invece sono inefficaci e denotano una mancanza di conoscenza del sistema penitenziario da parte dell’attuale governo. Le parole devono lasciare spazio a fatti precisi e concreti, vale a dire a iniziative governative e provvedimenti da adottarsi al più presto. Mi sento preoccupata a questo proposito dalla situazione in cui verte il sistema penitenziario a livello nazionale». Tra i compiti del Garante vi è quello di verificare che siano garantiti il diritto alla salute, una vita dignitosa, l’effettiva funzione rieducativa della pena, nonché le condizioni dei luoghi di reclusione. In estate uno dei problemi più sentiti è legato al caldo e alle temperature che possono rendere molto difficile la vita in un penitenziario, come dimostrano non solo le proteste di queste settimane in tutta Italia, ma anche i casi di suicidio.

IL DONO DELLA CEI La Chiesa, intanto, come annunciato a giugno dal cardinale Matteo Zuppi con la visita a Rebibbia a cui furono destinati 80 apparecchi, ha disposto la donazione di 2.200 ventilatori per 31 Istituti penitenziari. E a Vigevano la direzione ha tentato di attenuare i disagi: «La situazione è tranquilla, in quanto ci siamo assicurati di dotare le camere di pernottamento di ventilatori – riferisce la direttrice Rosalia Marino – si è provveduto anche all’acquisto di nuovi congelatori, frigoriferi, lavatrici e asciugatrici». Misure e interventi con l’obiettivo di alleviare quanto più possibile la permanenza in cella dei detenuti durante le settimane più calde dell’anno. Nel mentre sono stati portati avanti progetti per il reinserimento dei reclusi, per dare loro una possibilità di riscatto sociale, proprio perché «il detenuto non è il reato che ha commesso, ma è una persona alla quale si deve prestare attenzione – ribadisce Marino – e a questo proposito abbiamo riaperto e sistemato il campo sportivo, che rappresenta un’opportunità di svago. E’ stata allestita l’area verde indirizzata ai colloqui con i minori. In questo periodo ci stiamo impegnando a effettuare lavori di imbiancatura e di pulizia in molti locali e camere. Inoltre abbiamo in corso l’importante progetto del Call Center che ha consentito al momento di assumere 11 detenuti, altri 9 stanno completando il corso di formazione, grazie a importanti aziende che hanno creduto in noi, tra le quali Eolo, Sielte, Dolomite Energia. Questo progetto, in particolare, sarà inaugurato a settembre con la presenza delle autorità del territorio». Durante il periodo estivo la struttura situata a Piccolini ha portato avanti corsi di pasticceria e di gelateria: questo mese invece prenderanno il via «corsi per cimentarsi nell’attività da magazziniere, che riscontreranno sicuramente adeguata partecipazione».

Edoardo Varese

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