Delitto di Garlasco, giallo infinito

Dopo 18 anni il caso del delitto di Garlasco, uno dei più controversi e discussi omicidi degli ultimi decenni in Italia, torna alla ribalta con una nuova, clamorosa svolta.

UN GIALLO IRRISOLTO Chiara Poggi fu trovata morta nella sua abitazione il 13 agosto 2007, col cranio sfondato da un oggetto contundente e ferite multiple sul volto. Il fidanzato, Alberto Stasi, allora 24enne, fu inizialmente sospettato e poi condannato in via definitiva nel 2015 a 16 anni di carcere per l’omicidio. Tuttavia, il caso è sempre stato caratterizzato da ombre e dubbi, con assoluzioni e condanne alternate nel corso degli anni. Il materiale genetico, inizialmente considerato inutilizzabile, è stato oggi ritenuto perfettamente analizzabile grazie a tecniche più avanzate.

CASO RIAPERTO Andrea Sempio è tornato così al centro della vicenda del giallo infinito di Garlasco, quasi otto anni dopo l’archiviazione delle accuse a suo carico, scaturite da alcune indagini difensive. Insomma, la vicenda sembra non essere chiusa. La procura di Pavia ha indagato l’amico del fratello di Chiara per concorso in omicidio sulla base di una serie di indizi. L’elemento in base al quale sono state riaperte le indagini è una nuova analisi del dna. Nel 2017 il tribunale non aveva ritenuto sufficiente la prova del dna prelevata da una tazzina dalla quale avrebbe bevuto il giovane garlaschese e che sarebbe stata recuperata da un investigatore privato, chiamato dalla difesa di Alberto Stasi, unico condannato per l’omicidio di Garlasco.

SPIEGA IL GENETISTA Due anni fa i legali di Alberto Stasi hanno ripreso quelle evidenze che avevano già presentato nel 2017 e le hanno sottoposte a una nuova analisi. Questa volta non sono stati presi in esame i reperti, ha spiegato il genetista che se ne è occupato, Ugo Ricci, ma solo i risultati. Alla luce di nuove tecnologie in ambito statistico sono stati rivisti I risultati e il dna della tazzina sarebbe compatibile con quello trovato sotto le unghie di Chiara Poggi.

Delitto Garlasco - impronte
i rilievi della Scientifica

C’È ANCHE L’IMPRONTA Ma non c’è soltanto il dna ad accusare Andrea Sempio, indagato per l’omicidio di Chiara Poggi. La procura ha richiesto di nuovo l’analisi dell’impronta della scarpa, che sarebbe da confrontare con quella di Sempio. Un’analisi che però il legale di Sempio, Massimo Lovati, sostiene abbia già scagionato il suo cliente, per un evidente discrepanza con il numero di scarpa del suo cliente. La riapertura delle indagini ha segnato gli ultimi giorni di Andrea Sempio, che martedì non si è presentato al lavoro è nemmeno a casa propria. Prima dell’incontro di oggi (venerdì) con il pubblico ministero, ieri (giovedì) ha effettuato il prelievo del dna dai carabinieri scientifici di Milano.

L’ARCHIVIAZIONE Sempio, che all’epoca dei fatti aveva 19 anni, era già stato indagato nel 2016, quando la difesa di Stasi aveva presentato una perizia genetica che lo collegava al dna trovato sulla vittima. Tuttavia, la sua posizione era stata archiviata dalla procura di Pavia, che aveva definito il materiale genetico “inutilizzabile” e aveva bollato le indagini difensive come un tentativo di trovare un colpevole alternativo a Stasi. Ora la situazione è cambiata. La Cassazione ha dato il via libera alla riapertura del caso, riconoscendo la validità delle nuove analisi genetiche. Sempio, che si è dichiarato “sconvolto e allibito” dalla preoccupante notizia, si è dovuto sottoporre a un esame del dna coattivo, dopo aver rifiutato di fornire il consenso.

DUBBI E INCONGRUENZE Il caso di Chiara Poggi è sempre stato caratterizzato da numerose incongruenze. Stasi, inizialmente assolto in primo grado e in appello, fu poi condannato in via definitiva nel 2015, nonostante i dubbi sollevati dalla difesa e da alcuni consulenti tecnici. Tra le questioni irrisolte c’è il movente: Stasi fu condannato per un “momento di rabbia”, ma non ci sono prove chiare di un movente premeditato. Inoltre, il dna trovato sotto le unghie della vittima ha sempre rappresentato un punto oscuro. Sebbene la difesa di Stasi avesse sostenuto che il materiale genetico non fosse del fidanzato, le indagini non erano mai riuscite a identificare con certezza a chi appartenesse.

Ora, con il nuovo esame, la procura di Pavia sembra aver trovato un collegamento diretto con Sempio.

Delitto Garlasco - Stasi
Alberto Stasi

LA POSIZIONE DEI POGGI La famiglia di Chiara Poggi ha sempre sostenuto la colpevolezza di Stasi, respingendo ogni ipotesi alternativa. Nel 2016, quando emerse per la prima volta il nome di Sempio, i familiari di Chiara bollarono la teoria come una “speculazione” sul loro dolore. Oggi la madre di Chiara ha preferito non commentare.

VERSO LA REVISIONE? La riapertura delle indagini su Sempio potrebbe portare a una revisione del processo e, potenzialmente, a una riscrittura della storia del delitto di Garlasco. Se le nuove prove dovessero confermare il coinvolgimento di Sempio, si aprirebbe uno scenario in cui un innocente, Alberto Stasi, potrebbe essere stato ingiustamente condannato, mentre il vero colpevole sarebbe rimasto in libertà per 18 anni. Al momento, però, il caso è ancora aperto e le indagini sono in corso. Sempio dovrà affrontare gli esami del dna e, successivamente, i magistrati decideranno se procedere con un nuovo processo. Intanto il delitto di Garlasco continua a dividere l’opinione pubblica tra chi crede nella colpevolezza di Stasi e chi, invece, sostiene che la verità sia ancora da scoprire.

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