L’Italia è il secondo Paese meno sostituibile d’Europa. Lo ricorda “The European House – Ambrosetti”, che nel report “Gli impatti della Trumponomics” analizza anche i punti di forza del sistema continentale e nazionale. E chissà che non li abbia fatti valere anche Giorgia Meloni ieri nell’incontro con Trump a Washington.
VIRTÙ Secondo il think thank che organizza il forum di Cernobbio «l’Italia si colloca al ventunesimo posto a livello globale in termini di sostituibilità commerciale delle esportazioni, posizionandosi come il secondo Paese meno sostituibile in Europa, subito dopo la Germania (sedicesimo posto)». La “sostituibilità” è un indicatore che esprime la «unicità delle esportazioni di ciascun Paese, valutando quando facilmente i prodotti possano essere sostituiti» e vede il Belpaese ben posizionato perché riflette «la specializzazione italiana in settori ad alto valore aggiunto e con una forte riconoscibilità internazionale» e rappresenta «un vantaggio competitivo importante» rendendo il settore produttivo meno vulnerabile. Nella stessa direzione va la «eterogeneità della rete di esportazioni»: «Con una media di 101.7 partner per ogni euro di export, l’Italia si colloca al quarto posto a livello mondiale per diversificazione dei mercati di destinazione». Perciò è meno esposta a «choc economici o geopolitici».

VULNUS Il che non vuol dire che la penisola può disinteressarsi ai dazi o al mercato statunitense, perché alcuni settori produttivi sono molto esposti (macchinari, apparecchi elettrici, farmaceutica, moda, agroalimentare) e si sconta una dipendenza nell’ambito dell’energia e dei servizi (a livello energetico il disavanzo europeo è di 69.9 miliardi e l’Italia è quinta per esposizione, a livello di servizi si è a -108.6 miliardi, di cui il 2.1% italiano). Tra i servizi, accanto a tutti quelli digitali, anche quelli bancari, con una forte dipendenza da piattaforme quali MasterCard e Visa (che in alcuni stati europei coprono il 100% del mercato e in Italia arrivano al 62% in virtù della presenza di Bancomat che raggiunge il 37%), ma anche i vari PayPal, Google e ApplePay e simili, a cui si vorrebbe rispondere con l’euro “digitale”, nella forma di un wallet autoctono per le transazioni immateriali senza uso di carte.
PUNTI DI FORZA Sono incroci che dimostrano la forte interconnessione delle due sponde dell’Atlantico e la complessità della partita, in cui l’Ue (e l’Italia dentro l’Ue) mantiene una forza maggiore di quella che appare, anche se al momento la trattativa resta in salita. La missione del commissario al commercio Sefcovic è servita solo ad apparecchiare il tavolo, Meloni ha affrontato il suo viaggio con estrema cautela facendo appello alla «lucidità» da conservare, e il Wto ha dichiarato mercoledì che «le prospettive per il commercio globale nel 2025 si sono notevolmente deteriorate», con un calo tra lo 0.2% e l’1.5% degli scambi internazionali, il tutto mentre lo scontro Usa-Cina sembra non accennare a stemperarsi: dopo i dazi reciproci (fino al 145% da parte statunitense), il Dragone ha fermato l’acquisto di velivoli Boeing e punta a costruire uno schieramento anti-tariffe.
Giuseppe Del Signore