L’Inchiesta / Peste suina, porcili anno zero. Alla ricerca delle cause

«In Regione non hanno idea di come risolverla. Nessuno sa cosa fare». A parlare è un dirigente pubblico, che sintetizza così la situazione della Peste suina africana in Lombardia. Intanto al 5 novembre, secondo i dati del Bollettino epidemiologico nazionale, quasi metà dei casi di Psa sono stati rilevati in provincia di Pavia: in totale è stata riscontrata in 30173 suini e 2468 cinghiali, di cui 12931 maiali in territorio pavese (il 42.9% del totale, in tutta Italia solo Lodi ne ha avuti di più, 16031), mentre a settembre erano più di 50mila quelli abbattuti.

Il punto è – spiega – che nessuno sa da dove provenga.

CERCATE L’INSETTO Questa volta il problema non è politico-amministrativo, o almeno non solo. Questa volta è scientifico, in un certo senso. Cioè di ricerche sulla peste suina non se ne sono fatte finora. In Regione stanno ipotizzando che gli insetti possano essere i vettori. Lo stesso ragionamentgo che sta facendo, con i crismi della ricerca scientifica, una ricerca dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe) che sta monitorando alcune carcasse di cinghiale e gli insetti necrofagi che sono attirati dalla putrefazione. L’Araldo ha intervistato il responsabile del progetto “Deathboars”, che nel prossimo numero getterà nuova luce sul possibile vettore dell’infezione. L’IZSVe ci sta lavorando dal 5 dicembre 2023, quando l’emergenza della peste suina era iniziata da mesi. Non solo, la malattia che sta mettendo in ginocchio il settore dell’allevamento in Italia c’è dagli anni ‘60, ma sul potenziale vettore non ci sono ancora certezze. Sono tutti d’accordo sul fatto che il principale metodo di prevenzione consista nel rispettare i protocolli di sicurezza negli allevamenti dei suini, ma gli esperti concordano (lo dicono le stesse riviste che si occupano di allevamento) anche sul fatto che l’industria suinicola non si distingua per rigore.

DAGLI AL CINGHIALE In provincia di Pavia al momento a fine 2023 erano stati abbattuti 18mila cinghiali. Coldiretti e il vicepresidente del Senato Gianmarco Centinaio chiedevano di intensificare gli abbattimenti. Così è stato fatto, ma non è servito a nulla. I maiali abbattuti sono invece 34 mila. A oggi però il problema non si è risolto. Intanto si è mosso anche il mondo della ricerca universitaria. Dopo aver preso atto che per i suini domestici il 2023 è stato l’anno con il maggior numero di focolai dal 2014, e che nei cinghiali selvatici il numero di focolai è aumentato del 10% rispetto all’anno prima, l’Efsa ha pubblicato

i risultati di un progetto volto a colmare una lacuna relativa alla sopravvivenza del virus della Psa in 14 matrici utilizzate per i mangimi e le lettiere dei suini e in tre diversi artropodi per chiarire i loro ruolo nella trasmissione della Psa.

Gli studi si indirizzano quindi verso l’ipotesi che i vettori possano essere degli insetti. La firma di questa ricerca iniziata nel 2021 è di Sandra Blome, una virologa tedesca. Del resto nel 2021 fu per la prima volta rilevata la presenza nei maiali tedeschi. In Italia c’è dal 1978, ma fino a pochi anni fa solo in Sardegna.

peste suina

RICERCHE ITALIANE Non è che la ricerca in Italia abbia dormito negli ultimi anni. A livello di veterinaria non sono mancati gli studi, ma più mirati in genere a valorizzare il settore alimentare italiano e meno alla prevenzione delle patologie animali. A volte anche con esiti contraddittori: mentre il Ministero del made in Italy ha fatto ad esempio della lotta alla farina di insetti un punto d’orgoglio, il Ministero dell’università e della ricerca ha finanziato il progetto InsectFish, che mira a promuovere la sostenibilità del settore ittico usando farine di insetti nell’alimentazione dei pesci. «L’obiettivo finale – si legge nell’abstract – è quello di indagare la qualità, il profilo nutrizionale, la valutazione sensoriale e la percezione del consumatore del pesce nutrito con farina di insetti rispetto al pesce alimentato in maniera tradizionale». Ma non è il solo progetto finanziato. C’è anche uno studio sugli anisakis, che si trovano nello stomaco di balene e delfini, sempre dell’istituto zooprofilattico delle Venezie. Per la precisione l’anisakis è un parassita che colpisce la fauna ittica. Un altro studio riguarda il decadimento cognitivo dei labrador. Ma in tutto ciò gli studi sulla peste suina hanno praticamente soltanto lambito il mondo della ricerca in Italia. Anche il Pnrr rappresenta un’occasion persa: di Psa non si parla proprio.

In ginocchio produzione, lavoro e attività degli allevamenti

Un flagello che da oltre un anno, se si considera la sola provincia di Pavia, sta mettendo in ginocchio produzione, lavoro e attività di allevamenti suinicoli e associazioni di categoria, tanto che Ats Pavia riferisce una diminuzione del numero di allevamenti attivi sul territorio dell’87.9% e un calo nel numero dei maiali del 61.8% in due anni.

ECATOMBE Sul territorio pavese a gennaio 2022, secondo i dati raccolti da Ats Pavia, la provincia contava 528 allevamenti attivi, di cui 173 commerciali e 327 familiari per autoconsumo, con un totale di 245.132 capi suini. Nel corso del 2023, il numero di allevamenti attivi si è già ridotto a 225, mentre nel 2024, al netto della chiusura dei cantieri di abbattimento, il patrimonio suinicolo ammonta a 64 allevamenti attivi (di cui 28 allevamenti commerciali) per un totale di 93.702 capi a ottobre 2024. il Dipartimento veterinario di Ats Pavia negli ultimi dodici mesi ha portato avanti l’abbattimento di 151.430 suini (anche se altri organi d’informazione riportano altri dati), nel tentativo di rallentare il virus. La normativa in vigore prevede che quando in un allevamento è trovato un maiale malato, deve essere abbattuto con tutti i capi presenti.

UN ANNO FA Un iter, quello degli abbattimenti, iniziato il 18 agosto 2023: è la data di accertamento del primo focolaio di Peste suina africana a Montebello della Battaglia e da allora per chi lavora nel settore è cambiato tutto. La Psa è una malattia letale principalmente per suini e cinghiali, per la quale al momento non esistono cure, ma non trasmissibile all’uomo che può comunque essere portatore. La gravità della malattia, la capacità dell’infezione di diffondersi rapidamente fanno sì che i comuni interessati, le Province e le Regioni siano soggetti a forti restrizioni commerciali – stabilite a livello di Unione Europea – alla circolazione di animali e prodotti per evitare la diffusione dell’infezione.

DISPOSIZIONI La provincia di Pavia è tra quelle che hanno subito le disposizioni più rigide, in ossequio alle ordinanze emerse da Regione Lombardia e alle Zone di restrizione fatte scattare dalla Commissione Europea. L’ultima ordinanza emanata dal commissario straordinario alla Psa Giovanni Filippini stabilisce più controlli negli allevamenti suinicoli, abbattimento di suini qualora eventuali irregolarità riscontrate non dovessero essere risolte entro 15 giorni. Il blocco delle movimentazioni sta rappresentando una vera e propria calamità per il settore suinicolo pavese. A livello economico, secondo una stima effettuata lo scorso agosto da Confagricoltura Pavia, si sono visti danni per 11 milioni di euro.

Senza che la diffusione del virus si arresti; nel frattempo, lo scorso 26 luglio, Vincenzo Caputo si è dimesso dall’incarico di Commissario Straordinario alla Psa, lasciando il posto a Giovanni Filippini, a testimonianza di una difficile gestione dell’emergenza.

CRITICHE La Commissione Europea ha criticato e contestato l’Italia nella gestione dell’emergenza. In Lombardia e in Emilia Romagna è stata inviata una missione ad hoc, il quadro evidenziato dal team EuVet (Eu Veterinary Emercencu Team) è critico: «La strategia complessiva di controllo della malattia nel Nord Italia deve essere migliorata. Ogni Regione/Provincia mette in atto le proprie misure con un coordinamento minimo con i suoi vicini. Il supporto finanziario insufficiente e i problemi tecnici hanno ritardato la costruzione di recinzioni. L’epidemia sembra avanzare più velocemente delle misure di recinzione». Tradotto: qualcosa non ha funzionato e continua a non funzionare.

a cura di Ab, Ev.

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