Aspettativa di vita accorciata di quattro mesi e costi diretti e indiretti per oltre 42 miliardi di euro l’anno. Questo il bilancio portato dalle malattie cardiache in Italia, patologie che in molti paesi europei rappresentano la principale causa della riduzione dell’aspettativa di vita, non senza ripercussioni economiche. Nonostante sia un’emergenza silenziosa, queste patologie faticano a trovare spazio nell’agenda di governo.
DATI Nel Belpaese ictus, infarti e affini rappresentano la prima causa di morte, come riporta uno studio dell’Istituto superiore di sanità che analizza i casi tra il 2011 e il 2021.
Le malattie cardiovascolari sono un gruppo di patologie cui fanno parte le malattie ischematiche del cuore – si legge nello studio dell’Istituto Superiore di Sanità – come l’infarto acuto del miocardio e l’angina pectoris e le malattie cerebrovascolari, come l’ictus ischemico ed emorragico.
Tutte patologie che, oltre all’esito letale, sono anche al primo posto per morbosità e invalidtà, tanto che, secondo i dati Istat del 2022, «le malattie cardiovascolari hanno rappresentato il 30.8% di tutti i decessi (28.1% negli uomini e 33.4% nelle donne) con le malattie ischemiche del cuore che sono state responsabili dell’8.2% di tutte le morti (9.2% negli e 7.2% nelle donne) e le malattie cerebrovascolari del 7.6% (6.4% negli uomini e 8.6% nelle donne».
PREVENZIONE Sebbene ci siano dei fattori di rischio non modificabili, come età, sesso e familiarità, fare prevenzione è possibile. Secondo un recente studio condotto dall’Università dell’East Anglia nel Regno Unito e pubblicato dalla rivista Lancet Public Health, un’azione sui fattori di rischio modificabili ovvero fumo, alcol, obesità e sedentarietà, consentirebbe di evitare fino al 60% dei decessi, infarto e ictus primi su tutti. Dimostrazione che un investimento su sensibilizzazione e stili di vita dei cittadini può avere un impatto significativo sulla vita dei pazienti; sempre secondo lo studio inglese, diagnosi precoci e programmi di prevenzione permetterebbero di «ridurre entro il 2050 il tasso di decessi per arteriosclerosi dell’82%» che, tradotto in numeri, darebbe la possibilità di salvare circa 8.7 milioni di vite all’anno.
RISPARMIO Un risparmio di vite, ma anche di soldi pubblici. Perché sì, se da un lato le malattie cardiovascolari rappresentano la prima causa di morte in Italia e in molti altri paesi europei, rappresentano anche una delle principali spese sostenute in ambito sanitario dai bilanci statali. Si stima che in Italia le malattie cardiovascolari siano costate 42 miliardi di euro nel solo 2021, una cifra che non è riservata alla sola assistenza sanitaria, fetta più onerosa, ma anche all’assistenza sociale, informale e alle perdite legate alla mortalità. Tutta una serie di costi che possono essere ridotti se messi davvero in gioco gli screening obbligatori nazionali, già per i ragazzi dai 18 anni, come quelli per la valutazione del colesterolo, della pressione arteriosa ed elettrocardiogramma obbligatorio per over 65.
Rossana Zorzato