Riconoscere in tempo la depressione post-partum può preservare il benessere di madre e bambino e salvare la vita di entrambi. Questo l’oggetto dello studio pubblicato nella rivista “Riflessioni, universo pediatria” e condotto dalla dottoressa Lidia Decembrino, direttore del reparto di Pediatria e neonatologia dell’Ospedale civile di Vigevano insieme a Matea Janković, Marianna Maffio, Giovanni Migliarese, Luisa Aroasio.
POST-PARTUM Sia per il bambino sia per la mamma, il periodo immediatamente successivo al parto è una fase tanto nuova quanto delicata per una serie di fattori. Nonostante infatti non tutte le madri vivano problemi di salute mentale, esiste uno spettro di disturbi mentali che possono insorgere in questa particolare fase, tra questi il “baby blues”. Da ascriversi ai cambiamenti ormonali che avvengono dopo la nascita, questo «interessa l’80% delle neomamme e si manifesta nei primi giorni dal parto con un apice nei quattro giorni dopo il parto – si legge nello studio – per poi risolversi spontaneamente nelle prime due settimane».
DEPRESSIONE Ben diversa è la depressione post-partum, patologia che, nei paesi sviluppati, riguarda tra il 12.9% e il 21.9% delle donne, i cui sintomi principali sono tono dell’umore deflesso, anedonia, insonnia, alterazioni nell’appetito e, nei casi peggiori, pensieri di morte ricorrente. Riconoscerli il prima possibile può essere fondamentale per evitare l’aggravarsi della situazione e salvare il rapporto mamma-bambino. «Il trattamento della psicopatologia perinatale può essere farmacologico, non farmacologico e combinato. Quest’ultimo rappresenta il miglior approccio terapeutico dove vengono utilizzati farmaci compatibili con l’allattamento al seno e vengono coinvolte una serie di specialisti, creando una rete multidisciplinare». Trattamenti che possono indagare il disagio materno, il cui scopo principale è preservare il benessere della coppia madre-bambino.
Rossana Zorzato