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«Nel solco del Giubileo, le donne hanno bisogno più che mai di essere sostenute nella speranza di potercela fare». Queste le parole di Nicla Spezzati, presidente di Kore di Vigevano, centro antiviolenza impegnato nell’aiuto alle donne vittime di violenza.

PREOCCUPAZIONE «Nonostante tutti gli sforzi che si stanno facendo, i numeri delle donne che ci chiedono aiuto rimangono stabili, sulle duecento circa all’anno – commenta Spezzati – Questi numeri preoccupano perché significa che sta diventando un fenomeno ordinario, difficile da combattere, quasi una normalità. È necessario fare tutto il possibile per andare nella direzione opposta, facendo leva sulla prevenzione». Parlare dei diritti delle donne non solo nel’8 marzo e il 25 novembre, ma tutti i giorni è quindi una prima, ma fondamentale strada da intraprendere. Un progetto che vede protagonista la sensibilizzazione e l’educazione delle nuove generazioni. «Veniamo da una cultura che per troppo tempo ha etichettato le donne con degli stereotipi, purtroppo ancora nel 2025 – continua la presidente di Kore – Una prevenzione che è possibile fare cominciando dalle scuole, partendo anche dalle materne proprio per il concetto del “prima si parte e meglio è”. Gli stereotipi si sconfiggono a partire dai più piccoli». Non solo coinvolgere i bambini, ma anche i genitori.
Quella preadolescenziale è una fase molto delicata e difficile – spiega – dove la costruzione della personalità è tutto un divenire. Riuscire a lavorare con i bimbi più piccoli permette anche un maggiore coinvolgimento dei genitori, spesso difficile quando i ragazzi sono già in età adolescenziale.
INDIPENDENZA Non solo sensibilizzazione e prevenzione, ma anche aiuti concreti. «La violenza è sempre prima psicologica, ancor prima che fisica – racconta Spezzati – quindi molte donne si ritrovano in uno stato di autodistruzione interiore, per cui spesso non denunciano, complice la violenza economica. In questi ultimi tempi stiamo lavorando molto per costruire qualcosa che possa dare alla vittime l’opportunità di uscire da una violenza pesante, ma di cui si parla poco». Il lato economico, così come la presenza di figli, spesso minori, crea delle catene invisibili da cui le vittime non riescono liberarsi. «Se la donna non ha un’indipendenza economica non riuscirà mai a uscire dal circolo della violenza – continua – Noi vogliamo invece puntare su questo fronte, che è quello di dare a queste vittime delle possibilità di lavoro, indipendenza economica e abitativa». Primo gradino verso la libertà che parte dal lavoro. «Formiamo e continuiamo a formare delle donne con delle professionalità che possono essere profili Oss, Asa o personale da cucina affinché possano trovare lavoro o aiutarle alla ricerca di un’occupazione – dichiara – Ci impegniamo a lavorare con il centro dell’impiego, il comune e tutte le realtà del territorio in modo che di costruisca una vera e propria rete di collaborazione». Partire da una fragilità per costruire un’opportunità. «La speranza è che queste donne possano loro stesse far rinascere il territorio – conclude Spezzati – dando vita anche a nuove progettualità».
Rossana Zorzato