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Vigevano e il territorio lomellino non sono propensi a introdurre provvedimenti anti-fumo seguendo l’esempio di Milano. Nel capoluogo lombardo a partire da gennaio il divieto di fumo è stato esteso a tutte le aree pubbliche o a uso pubblico all’aperto, incluse vie e strade, a eccezione di quelle isolate, in cui si può rispettare la distanza di 10 metri da altre persone.
SCETTICISMO Il vicesindaco di Vigevano Marzia Segù non chiude le porte a priori ma «non è un’ordinanza che può essere introdotta nell’immediato. Da medico vieterei il fumo ovunque per un discorso di tutela e sicurezza sanitaria, ma sussistono diversi aspetti politici da prendere in considerazione. L’argomento fumo è un tema molto delicato». Da parte di Vigevano non arrivano segnali di apertura, almeno nel breve-medio tempo. La situazione non cambia nemmeno tra i sindaci del territorio lomellino. Ettore Gerosa, sindaco di Mortara, è alquanto pessimista a riguardo: «Per una città dalle piccole dimensioni come la nostra un provvedimento come quello di Milano non avrebbe molto senso. Un divieto di fumo andrebbe principalmente a discapito dei commercianti. Capisco e comprendo l’importanza di non fumare vicino a altre persone, per un discorso di rispetto e salute, ma non vedo come un’ordinanza di questo tipo possa essere applicata in una città di 15mila abitanti».
RISPOSTE FUMOSE Secondo il sindaco di Cilavegna Manuel Maggio questo tipo di intervento richiede comunque una riflessione supplementare e un piano di intervento organico e organizzato. «Per quanto riguarda il divieto di fumo per strada a Milano – evidenzia Maggio – si va a inserire in un piano più esteso, che punta a migliorare la qualità dell’aria. Ritengo che il fine non sia tanto quello di multare, quanto scoraggiare e limitare determinati comportamenti». Maggio ribadisce la difficoltà nel verificare e prestare attenzione a provvedimenti come «la distanza da altre persone quando si fuma. Milano è anche l’unica città ad aver introdotto misure stringenti anche per quanto riguarda i dehors dei ristoranti e bar, quello potrebbe essere un danno per gli stessi esercizi. Un provvedimento come quello di Milano dovrebbe inserirsi in un contesto che prevede la lotta anche ad altre forme di inquinamento più diffuse, ma di cui a volte non ci si vuole o non ci si può preoccupare». Molto scettico sull’ordinanza anti-fumo anche il sindaco di Mede, Giorgio Guardamagna, il quale esclude la possibilità di applicarla nella sua città: «Direi che questa scelta non ha senso, è impossibile controllare questa disposizione». Più possibilista il primo cittadino di Garlasco, Simone Molinari:
Non ci ho ancora fatto su grossi ragionamenti, ma il regolamento è interessante, anche se sul fatto di adottarlo a Garlasco per ora direi proprio di no.
NEL PAVESE Nessun interesse nemmeno da parte di Silvia Montagna, sindaco di Cava Manara: «Al momento non riteniamo necessario proporre il provvedimento, considerando la conformazione del nostro territorio situato in aperta campagna. Il territorio di Cava Manara presente un centro abitato molto ampio e arioso, non densamente edificato come una grande città come Milano». Il primo cittadino di Travacò Siccomario Oscar Ragni è tra i più propensi a studiare un’ordinanza ispirata al provvedimento di Milano: «È un provvedimento che può essere preso in considerazione, possiamo pensarci nei prossimi mesi. Il tema dell’ambiente è importante per un territorio agricolo come il pavese. Non escludo quindi a priori questa possibilità: ne posso discutere anche con i sindaci dei comuni vicini al nostro».
Ab, Ev, Dz