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Le elezioni europee hanno lasciato un’eredità preoccupante: si è recata alle urne meno di una persona su due, con una percentuale più alta di astensione tra i giovani under35. Cosa allontana i giovani dalla partecipazione attiva? A Vigevano e in Lomellina la causa sembra essere il non sentirsi rappresentati da un panorama politico che non conoscono e non li conosce.
DISAFFEZIONE Per Rejla Likaj, 19 anni, il problema è proprio questo: «Io non ho espresso il mio voto perché sento di non conoscere abbastanza la situazione politica italiana, sarei andata praticamente a occhi chiusi». Una situazione che ritiene sia condivisa. «Credo che molti miei coetanei – prosegue – si trovino nella mia stessa situazione; non ci sentiamo ascoltati, quindi il nostro interesse verso la politica cala drasticamente. Spero che le prossime generazioni che saliranno in cattedra potranno soffermarsi di più sui problemi di tutti i giorni che attanagliano i cittadini». Pensiero condiviso anche dal coetaneo Samuele Rizzo: «Io non ho votato esclusivamente per una mancanza di tempo, ma ho vari amici che si sono detti contrari al voto. In molti si dicono non rappresentati dai politici in carica, e credono che il loro voto non conti praticamente niente, convinzione che è ben lontana dalla realtà».
Il voto, oltre a essere un diritto, è anche un dovere. Non votare vuol dire sottostare a quello che decidono gli altri. Poter votare significa avere libertà.
MOTORI PRIMI «Io ho votato perché credo che ci siano tante parole e pochi fatti», afferma senza mezzi termini Filippo Fasce, 20 anni. «Molti ragazzi – è il suo ragionamento – si lamentano che le cose stiano andando male ma allo stesso tempo, quando è il momento di votare, fanno un passo indietro. Se si vuole veramente un cambiamento concreto, votare è il primo passo. Andare alle urne non è qualcosa da prendere alla leggera». A.M., 18enne, sostiene invece che le campagne elettorali sono troppo distanti dai giovani: «Pur avendo votato, quanto proposto durante il periodo di campagna elettorale copre quasi sempre problemi che non hanno a che fare con noi ragazzi. In più, spesso i politici fanno promesse che non vengono mantenute, mentendo per farsi votare e lavandosene poi le mani».
DISINTERESSE Queste votazioni europee hanno visto un’affluenza di chi ha 19 anni bassa anche per via dell’incombere della maturità, almeno questo è stato l’elemento determinante per L.S., ragazzo di 19 anni che, pur esprimendo la sua volontà di votare, non ha potuto recarsi alle urne: «La mole di lavoro per la maturità ha eclissato completamente qualsiasi altro mio impegno, quindi sfortunatamente non ho votato». Anche se forse a mancare è stato l’interesse più che il tempo, visto che «c’è da dire che non ho seguito attentamente lo svilupparsi delle varie campagne elettorali, quindi sarebbe stato poco utile votare alla cieca. Credo che la scarsa affluenza sia anche dovuta alla minima copertura che si dà all’argomento nel mondo dei giovani, in primis nelle scuole. Di conseguenza viene anche a mancare l’interesse personale». Su questo è d’accordo anche B.N., che però ha preso una decisione diversa. «Durante queste elezioni ho fatto valere il mio voto, incitando anche le mie amiche a votare. Spesso si vota per attuare un cambiamento; per questo mi fa arrabbiare quando la gente si lamenta per qualcosa che non va, ma non si vuole sforzare anche solo per esprimere un voto. Dovremmo essere più responsabili, il futuro è nelle nostre mani». Certo è significativo che molti intervistati non siano disposti a impegnarsi neppure con nome e cognome.
Edoardo Zanichelli