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Per tre mesi è vissuto all’ingresso del convento dei frati cappuccini in corso Genova con solo una coperta, una sciarpa e un paio di vestiti. Non perché non disponesse della possibilità economica di permettersi un affitto, ma perché non ha trovato nessuno disposto a fargli un contratto.
TESTIMONIANZA Questa è la storia di Adrian (nome di fantasia), senzatetto di 45 anni, ospitato attualmente dal dormitorio Casa Josef di viale Artigianato, arrivato in Italia nel 1998 dopo essere nato e cresciuto in Romania e dopo aver lavorato come camionista in vari stati europei. La testimonianza di un senza dimora connessa al tema della «diffidenza che gli italiani nutrono nei confronti degli stranieri – evidenzia Adrian – sono arrivato in Italia tanti anni fa e nonostante svolga un lavoro tutto sommato ben retribuito, ho riscontrato diverse difficoltà nel farmi proporre dei contratti di affitto. All’inizio ho abitato in una casotta insieme a un mio connazionale, ma con il tempo non siamo più andati d’accordo e per questo me ne sono andato. Mi è capitato più volte, anche recentemente, di dormire e rimanere in strada per diverso tempo. Penso ci sia paura nell’affittare appartamenti perché i proprietari temono che gli inquilini poi non paghino e alla lunga non rispettino l’impegno preso».
Non è il mio caso: ho sempre cercato di impegnarmi in quello che faccio, ho sempre lavorato per non dipendere da nessuno, tanto che non ho nemmeno fatto richiesta del reddito di cittadinanza.
IN STRADA Vivere in strada, senza però soffrire particolarmente a causa del freddo, questo perché Adrian è cresciuto ed è abituato a una realtà climatica «peggiore rispetto a quella italiana. In Transilvania, regione in cui sono nato e ho vissuto durante la mia giovinezza, in inverno si registravano temperature di 20 gradi sotto lo zero. Per me a Vigevano fa addirittura caldo. Comunque ho frequentato anche la mensa dei poveri in corso Genova, è capitato che andassi lì a mangiare, prima di entrare in contatto a partire dallo scorso ottobre con il dormitorio di Casa Josef». Adrian si reca nella struttura gestita dalla Caritas diocesana di Vigevano per aiutare a preparare pranzo e cena, considerando che «ho lavorato anche in cucina come cuoco quando ero in Romania. Ho acquisto anche una buona esperienza stando ai fornelli, e se posso la metto a completa disposizione di chi ne ha bisogno. Mi trovo bene, ho stretto amicizia con diversi volontari e ospiti presenti in questo spazio. Ritengo che sia una fortuna il fatto che esista Caritas e che si impegni concretamente ad aiutare le persone che ne hanno più bisogno». Anche Adrian vuole lasciare il proprio messaggio di speranza al prossimo: «Richiedere aiuto non è una colpa, ci sono persone pronte a tutto pur di mettersi a completa disposizione del prossimo».
Edoardo Varese