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Uno sguardo solidale su chi una dimora non ce l’ha o l’ha persa. Caritas diocesana è un punto di riferimento per chi vive in condizione di grande difficoltà, non solo economica, ma anche abitativa.
DIFFERENZA «E’ bene iniziare a dare dignità a queste persone anche chiamandole col termine corretto. – commenta don Moreno Locatelli, direttore della Caritas di Vigevano – I senza dimora essenzialmente una casa non ce l’hanno o non possono permettersela. Una differenza da confrontare con “il senza fissa dimora” che una “sistemazione” ce l’ha, seppur non fissa». Un’attenzione che la Caritas non riserva solo alle parole, ma anche ai servizi di prossimità.

SERVIZI «Esistono sul territorio tutti quei servizi che soddisfano i bisogni primari, come dormire, lavarsi e mangiare un pasto caldo – continua il direttore – Grazie alla collaborazione con l’ente pubblico e con altre realtà della zona, ci sono tre mense, un dormitorio di accoglienze con una copertura pari a una trentina di posti». Un’attenzione rivolta anche alla fascia femminile della popolazione, donne in difficoltà spesso accompagnate da minori.
Vi è l’equivalente, più familiare, riservato alle donne con minori, Casa di Booz, un alloggio per donne e madri in difficoltà nella frazione Morsella di Vigevano. Tutti servizi che vogliono dare una risposta concreta a chi di certezze non ne ha più e che dimostra come Vigevano e la Lomellina siano nella condizione di riuscire a fare fronte comune.
DATI Se da un lato i numeri sono in aumento anche qui, è necessario fare un passo indietro per capire chi sono queste persone e quali sono le loro storie. «Vi sono principalmente tre categorie: una prima fascia di soggetti “cronicizzati”, ovvero persone le cui storie sono ben conosciute e sempre monitorate. Una seconda fascia è quella del senza dimora “di passaggio”, spesso cittadini di origine straniera che per alcuni motivi si trovano a fermarsi in luoghi di passaggio, come le stazioni, per trovare un rifugio dove riposare». Una fascia, quest’ultima, che tende ad aumentare per politiche di accoglienza assenti o inefficaci. «Una politica che fa fatica a integrare, non può che generare sempre di più queste situazioni. Un’ultima fascia riguarda infine quei soggetti che, per un motivo o per un altro, entrano in un giro di dipendenze arrivando a perdere tutto». Sul territorio
oltre a mense e dormitori ci sono diverse forme di “housing first”, progetti nati grazie anche al Pnrr, che prevedono il passaggio intermedio tra strada e casa. L’idea è di andare in un alloggio temporaneo per trovare quello definitivo.
Croce rossa: «Anche chi non ha una casa può ricorrere al pronto soccorso
La salute è un diritto di tutti, anche di chi non ha un tetto sopra la testa. Persone ai margini della società, i senza fissa di mora non hanno nemmeno diritto ad avere un medico di base non avendo una residenza. Unica possibilità per ricevere cure? Recarsi presso i pronto soccorso del territorio.
NOVITÀ Ma a partire dallo scorso novembre 2024 il vento che soffia sugli invisibili sembra aver cambiato rotta. È stato approvato dal Senato lo scorso 7 novembre un disegno di legge in via sperimentale che prevede un fondo di un milione di euro per finanziare un progetto da avviare in quattordici città metropolitane italiane. Scopo di questo progetto sarà «assicurare progressivamente il diritto all’assistenza sanitaria ai senza dimora», un modo per consentire loro di iscriversi nelle liste degli assistiti delle Asst, scegliere un medico e di accedere ai Lea.
ASSISTENZA Nel frattempo, il lavoro di rete e sinergia tra enti e associazioni del territorio rimane un valore aggiunto e un punto di riferimento per chi è meno fortunato. «Anche una persona senza permesso di soggiorno, senza tetto oppure in transito può avvalersi senza discriminazioni del servizio di guardia medica e pronto soccorso – spiega Marco Bonacina, presidente del comitato vigevanese di Croce Rossa Italiana –
Una volta giunto sul posto la competenza è del triagista ovvero l’infermiere all’accettazione del pronto soccorso che decide se quella è una prestazione da pronto soccorso, oppure se è una richiesta che va indirizzata al servizio di continuità.
SERVIZIO L’assistenza non viene garantita solo nei servizi di emergenza, ma anche da associazioni e volontari. «La Croce Rossa si occupa da sempre di persone fragili e vulnerabili – continua Bonacina – attraverso un sistema coordinato, il 1520. Un numero nazionale a cui chiunque in difficoltà si può rivolgere, da qui il nome “Cri per le persone”, dove non vi è nessuna distinzione di genere, sesso, etnia o religione». Un servizio fatto in sinergia con le sedi di tutta Italia. «Il personale che risponde è da Roma, ma dopo un breve inquadramento della situazione, si provvede subito a mettere in contatto la persona bisognosa con le sede del territorio e ad attivare il Comitato stesso per un pronto intervento. È necessario inquadrare se si tratta di una vulnerabilità sanitaria, oppure se stiamo parlando di una difficoltà economica». Una mano tesa ai bisognosi che vede una crescita di richieste anche nel territorio. «Stiamo chiudendo in questi giorni la raccolta dati sull’anno 2024, un “brutto” bilancio che mostra come le richieste di aiuto, soprattutto da parte di richiedenti di cittadinanza italiana, siano in costante aumento».
Rossana Zorzato