L’immagine della cupola del Duomo segna uno scarto. Il quadrante nero del rivestimento in catrame rivelato dalla tempesta, con le lamine in rame volate via, cadute su via Roma o penzolanti nel vuoto, porta il cambiamento climatico anche a Vigevano e in Lomellina.
Non perché in molti non se ne fossero già accorti in precedenza e da prima anche della tromba d’aria di fine luglio o della siccità dell’estate 2022, ma perché restituisce un’immagine inequivocabile destinata a rimanere nella memoria collettiva, come le foto di Piazza ducale durante la grande nevicata del 1985 (qui un link a un video con gli scatti di Mario Castellani), che ricordano anche molti di quanti all’epoca neppure erano nati. E’ un simbolo che non potrà essere rimosso come è stato finora a livello locale e nazionale il tema ambiente.
RIMOZIONE Perlopiù estraneo al dibattito pubblico, se non in concomitanza di eventi puntuali capaci di attirare l’attenzione oppure quando gli attivisti di “Ultima generazione” hanno iniziato a bloccare il traffico o lanciare vernice contro monumenti e manufatti artistici, con un confronto sull’ammissibilità di una forma simile di protesta piuttosto che sui contenuti della medesima. Un argomento poco sentito tanto dalla cittadinanza quanto dalla classe dirigente, col risultato di essere pressoché assente in tutte le campagne elettorali di qualunque livello, un dato ancor più significativo se calato nel territorio lomellino, a vocazione agricola, tra i più inquinati d’Italia a livello atmosferico, con una convivenza di produzione alimentare e industrie ad alto impatto (raffineria, fonderie, discarica d’amianto, trattamento e recupero fanghi, ecc). Altrettanto significativo è che nei principali comuni l’assessorato all’ambiente sia spacchettato in più deleghe e/o affidato ad assessori che, pur stimabili, non hanno una competenza specifica in materia: Vigevano, Mortara, Gambolò che neppure lo ha, Garlasco, Cassolnovo, Cava Manara, forse con l’eccezione di Mede, dove Fabrizio Carena di professione è tecnico della prevenzione per Ats.
CONNESSIONI Eppure il cambiamento climatico è centrale a livello mondiale poiché strettamente correlato con tutte le altre emergenze di rilievo internazionale, nazionale, locale: migrazioni, energia, lavoro, guerre cosicché, scriveva Papa Francesco nel 2015 nella Lettera enciclica “Laudato si’”, «non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale» che negli ultimi otto anni, tra pandemia e conflitto russo-ucraino, si è ampliata. Tutto questo dovrebbe essere presente alla mente di chi, decisore o elettore, vive in Italia ovvero il paese europeo che ha registrato l’anomalia di temperatura più alta nello scorso luglio, circa 3 gradi in più rispetto al periodo 1951-1980, o in Lombardia, dove nello scorso fine settimana sono caduti 164mila fulmini, o a Milano, che il 23 agosto ha “festeggiato” il giorno più caldo della sua storia (le misurazioni partono dal 1763), o a Pavia, che ha toccato i 39 gradi.
NEGARE LA NEGAZIONE Di fronte a simili dati e ai fenomeni estremi delle ultime due estati, le risposte “i temporali ci sono sempre stati” o “in estate ha sempre fatto caldo” assomigliano sempre più allo sguardo fisso del leprotto sui fanali dell’auto che sta per investirlo. Si concentrano sull’aspetto più appariscente, la luce, e rimangono immobili senza vedere ciò che c’è dietro. Per fare un paragone banale, se tre gradi in più di temperatura li avesse una persona, non minimizzerebbe. Del resto, ha riportato in un articolo Nature (link), luglio 2023 è stato il più caldo dal 1850 a oggi (+0.25 gradi, +1.54 sulla media dell’era preindustriale). Il mondo scientifico sta riflettendo su quali fattori possano avere innescato l’ascesa, con un possibile contributo del ritorno di “El Niño”, di un’eruzione vulcanica a Tonga che ha liberato una quantità immensa di vapore acqueo (che aumenta l’effetto serra) e delle nuove norme che impongono alle navi carburanti puliti, che essendo meno riflettenti hanno l’effetto indesiderato di far scaldare di più le acque di mari e oceani. Nondimeno «di gran lunga il più grande fattore è la crescita delle concentrazioni di gas serra in atmosfera, che hanno costantemente aumentato le temperature medie locali e truccato i dadi a favore di meteo ed eventi climatici estremi».
PARADIGMA Nello scenario attuale occorre un cambio di paradigma, il cambiamento climatico non deve essere visto come “causa” di tutto, ma come contesto in cui tutto si inserisce, tenendo presente che anche una frazione di grado in più o in meno può produrre effetti. Jofre Carnicer, ecologo dell’università di Barcellona, sempre a Nature ha spiegato che «i trend di temperature e precipitazioni stanno già spingendo molte parti d’Europa in regimi di incendio del tutto nuovi, evidenziati da quelli estremi in Grecia» o in Sicilia, dove è andato a fuoco il 72% dei 64mila ettari persi da gennaio ad agosto in Italia (dati Ispra). E non sono solo gli incendi a cambiare, se ad esempio Vigevano e Lomellina, come il resto della pianura Padana, subiscono i danni del vento, a cui non sono preparate essendo un’area storicamente poco ventilata. E’ l’impatto dei “cicloni con caratteristiche tropicali”, che stanno prendendo il posto dei temporali estivi e di fatto ne rappresentano un salto di qualità: il meccanismo che li origina è il medesimo – acqua calda del Mediterraneo contro aria fredda continentale – ma quest’estate la temperatura media del Mare nostrum ha raggiunto 28.7°C, 5 in più della media storica, col risultato di generare fenomeni più intensi. Che cosa vuol dire a livello locale? E’ una frontiera che la scienza ha appena iniziato a esplorare, spiega Carnicer.
ADATTAMENTO Ecco perché «luglio 2023 è solo l’ultimo di una lunga serie di mesi e anni estremamente caldi», afferma Sarah Kapnick, scienziato capo della “National Oceanic and Atmospheric Administration”, cosicché «l’incremento a lungo termine delle temperature globali prosegue ancora e ancora» e forse non ha neppure più senso parlare di “record”. Serve un nuovo adattamento di comunità e persone, anche nelle situazioni più banali: andare a correre o in bicicletta con nuvole all’orizzonte difficilmente poteva essere un pericolo in passato, così come non ci si attendeva troppi danni da una finestra o una tende dimenticate aperte in concomitanza di temporali o non ci si aspettava di rimanere tre giorni senza acqua corrente ed elettricità in Lombardia. Del resto l’umanità proprio grazie alla capacità di adattamento è seduta in cima alla piramide della natura. Come custode o proprietario?
Giuseppe Del Signore