A noi bambini di metà Novecento risultava complicato l’insegnamento astronomico dell’equinozio di primavera: per noi, il 21 marzo era semplicemente la festa di San Benedetto, la rondine sul tetto. Infatti, le rondini annunciavano la Primavera con i loro voli, in alti gruppi interconnessi, e con i loro garriti sorprendenti di vitalità. Sotto lo spiovente del tetto della mia camera giungevano gentili e gradite le rondini dalle coste dell’Africa (scriverei volentieri “Affrica” come faceva Petrarca, con quel soffio di respiro mediterraneo, l’allora temperato Mare Nostrum): la coppia delle liete rondini costruiva il nido con opportuna progressiva mota portata nel becco e con finali colpi d’ala per provarne la consistenza per la nidiata di prospettiva. Erano rondini dal particolare piumaggio bianco al petto e anche al dorso, e ali al nero classico.
IL TEMA E il naturale quadro serviva pure a delineare almeno la sufficienza allo scontato tema in classe sulla Primavera, in sole e rondini, fiori e profumi, campi agresti e chiare acque, rametti di olivo e qualche sparso ovetto: neanche Botticelli poteva dipingere in meglio! Tutto rientrava nei canoni cari alla signorina Maestra, serena e severa che portava la penna rossa non tanto al cappellino (caro a de Amicis), quanto al bordo del foglio protocollo dl fluente tema, con sfumati rossi tocchi di approvazione in lieve serie di “V” (visto, approvato) che, nell’insieme, faceva molto schema di rondinelle in Volo.
CUN LA RIMULIVA Certo è che il richiamo ai rametti d’olivo e agli ovetti era un artistico modo per accaparrare maggior comprensione dalla signorina Maestra, sempre signorina pur nei suoi anni trascorsi più in Regno d’Italia che in Repubblica Italiana, con deciso attaccamento alle opere di religione in auge. E un segno era il ramo d’olivo che si riceveva in chiesa alla domenica delle Palme: si tornava dalla santa Messa «cun la rimuliva», con il ramo d’olivo, che si appendeva a fianco delle immagini sacre in casa, per benedizione di famiglia, di ambiente, di pace e anche di affari (nella imprenditorialità vigevanese).
ENERGIA E MISURA E a Pasqua, grande festa. Comunione generale, risurrezione a vita nuova: il simbolo, nelle uova di cioccolato con la sorpresa dentro; e meglio ancora, nelle uova naturali. Esternamente morte, ma dentro c’è la vita. Esplosione di vita: frittata da ventiquattro uova: il nonno Pepu era inflessibile il lunedì dell’Angelo: contava i gusci delle uova profuse dalla nonna Luigia sempre un po’ misurata ma energica nel realizzare la gran frittata per la famiglia gioiosamente allargata. Era l’onomastico della Mamma: le regalavo azalee.
Marco Bianchi