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Servizi sociali: quanto costate? Se lo chiederanno anche i cittadini di Vigevano e della Lomellina, visto che a coprire una parte della spesa sono imposte e tasse versate dai residenti.
VIGEVANO Nella città ducale la maggior parte di ciò che versa la cittadinanza è indirizzata «nell’ambito sociale, per il quale spendiamo più di 10 milioni di euro all’anno – spiega il sindaco Andrea Ceffa – se calcoliamo le spese per i minori in comunità, quelle per gli anziani, quelle per le persone con disabilità e le uscite che mettiamo a disposizione per gli alunni che necessitano di sostegno educativo. Su un bilancio da 60 milioni di euro, lo spazio disponibile per altri servizi è davvero residuo. Un sesto del bilancio a Vigevano se ne va solo per l’ambito sociale». Irpef, Imu e altre entrate come «gli oneri di urbanizzazione – prosegue Ceffa – consentono di ricavare le risorse necessarie per portare avanti progetti e iniziative ed effettuare interventi». Discorso a parte merita la Tari:
Si tratta di una tariffa, non è una tassa vera e propria. Non possiamo come Comune farla pagare meno: quello che ci costa lo dobbiamo ribaltare sui cittadini.
MORTARA Anche a Cava Manara i servizi sociali rappresentano «una delle spese principali e di particolare rilevanza che sostiene il Comune – rende noto il vicesindaco con delega al bilancio Silvia Montagna – nel 2014 avevamo a bilancio uno stanziamento di 35 mila euro, soprattutto per l’assistenza scolastica, mentre quest’anno siamo arrivati a stanziare 121 mila euro, che è esattamente il quadruplo. Una spesa di questo livello è particolarmente onerosa per un Comune come il nostro». Come informare i cittadini sul funzionamento delle imposte che si ritrovano a pagare? «Avendo la delega al bilancio, mi assicuro di organizzare un’assemblea annuale allo scopo di informare i cittadini sulle scelte che prendiamo, spiegando anche dove vanno a finire i loro soldi». A Mortara «il 40% delle risorse va all’ufficio tecnico – afferma l’assessore ai tributi Renato Ferraris – ma un messaggio che devono capire i cittadini è il fatto che non pagare le utenze o far finta di non averle ricevute non aiuta chi amministra la città, perché vengono a mancare ancora più risorse che verrebbero impiegate in vari servizi. Anche il preparare le raccomandate da inviare a coloro che non provvedono al versamento delle utenze è una spesa onerosa. Purtroppo da questo punto di vista sussiste un retaggio storico negativo».
IN LOMELLINA La maggior parte dell’impiego dell’Irpef va nelle spese che riguardano il sociale. A spiegarlo è il sindaco di Gambolò Antonio Costantino, che dice: «Nel nostro caso soprattutto vengono spesi per fare fronte alla crisi economica e alle famiglie che hanno bisogno». Ma non solo, l’altra voce di spesa nella quale è impiegato il gettito Irpef dell’amministrazione comunale è quella dei minori, che devono essere messi in comunità. Il comune di Gambolò, che si è fatto promotore in passato anche di una petizione sul tema, ogni anno spende diverse decine di migliaia di euro del gettito Irpef per le comunità. Nel comune di Mede invece capire come vengono investiti i soldi delle imposte non è un’impresa facile. Lo afferma il sindaco Giorgio Guardamagna, ormai al suo quarto mandato alla guida del centro lomellino che conta circa 6.200 abitanti. «Non è davvero possibile rispondere al quesito delle tasse – spiega il primo cittadino – perché il bilancio ormai è documento organico e gli importi in entrata non trovano quasi mai esatta corrispondenza in uscita».
Edoardo Varese, (hanno collaborato Ab, Dz)