Dorno, la storia di Julia: costruttrice di pace

Julia Pili 25 anni dornese con due figli uno di 3 anni e uno di 5 mesi, sino a poco tempo fa commessa in un bar di via Cairoli, ora seguitissima blogger impegnata nel mondo dell’agricoltura con una propria azienda è ucraina ma ha anche nel suo Dna origini russe. Julia è una costruttrice di pace. E’ originaria di Smila nella provincia del Cerckassy a 300 chilometri da Kiev. Venne in Italia con la nonna.

IL RACCONTO DI JULIA«Ho raccolto tramite conoscenze – dice la giovane – alcuni prodotti per bambini che ho portato in Ucraina ad inizio conflitto. Sono poi rientrata rapidamente in Italia perché là non mi sentivo al sicuro». Tramite il suo blog istagram @iulieetta ha aperto anche una sottoscrizione a favore delle popolazioni colpite dalla guerra. Un impegno in prima linea che l’ha coinvolta dall’inizio del conflitto. Lo scorso febbraio è stata volontaria interprete nell’Ats di Cremona aiutante nell’accoglienza profughi ucraini. Quindi, sempre in quel periodo ha intrapreso un viaggio in auto sino in Ucraina per fornire ad alcuni conoscenti pannolini e beni di prima necessità per i bambini e mamme che ne avevano bisogno. La giovane nel suo blog di istagram ha voluto esprimere il suo pensiero su un conflitto tra Russia ed Ucraina che ha origine nel 2014 con la presa del Donbas e della Crimea. Per questo Julia da allora non è più tornata a casa a trovare i suoi famigliari. Julia ha raccontato che quando aveva 15 anni il suo paese l’ha costretta a cambiare nome perché quello originale aveva troppe assonanze russofone. Ma non si schiera da nessuna parte: lei è per la pace e cerca di aiutare come può tutte le persone che stanno soffrendo a causa della guerra. «La guerra è sbagliata e solo la via della pace è la strada maestra – dice Julia – ma alcune verità in Italia e in generale in occidente non sono conosciute».

LE DENUNCE DI JULIA Il conflitto tra i due paesi dell’ex Unione sovietica, sarebbe iniziato nel 2014 e poi proseguito sino all’escalation che ha portato a quella che Putin ha definito «operazione speciale di denazificazione» con conseguenze pesanti dallo scorso 24 febbraio. «Il mio nome – dice Julia – prima si scriveva in un altro modo ed in seguito con l’inizio della guerra sono state sostituite le lettere y con la i. Il nome corretto è Yuliya Pyliavska. Scritto come prima la pronuncia era troppo russa e per dimostrare che fossi la stessa persona dovetti fare un certificato che mi costò 600 euro. Nel 2012 fu l’ultima volta che vidi mio papà perché in seguito al conflitto era molto pericoloso rientrare. Giudico sbagliato quello che sta succedendo adesso ma quello che non riesco a concepire è che tantissimi video e tantissime foto che vanno in onda sui molti media e giornali italiani e nel mondo in realtà non sono attuali ma alcune che risalgono agli anni passati, nel 2017 e 2019. Ci sono addirittura foto prese da articoli pubblicati in quelle annate».

Mauro Depaoli

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