Vigevano, alla chiesa San Pietro Martire il concerto del Beato Matteo

A prima vista, un paradosso. Domenica pomeriggio è ripresa la tradizione del concerto spirituale di chiusura dei festeggiamenti in onore del Beato Matteo Carreri. Dopo la pausa forzata, imposta dalla pandemia, la chiesa che conserva le spoglie mortali del protettore di Vigevano è tornata ad accogliere significative pagine della più alta tradizione musicale occidentale. Questa volta, di due protagonisti indiscussi della musica barocca tedesca: Johann Sebastian Bach e Georg Philipp Telemann. E dopo la pandemia, che ha attraversato (spesso drammaticamente) le vite di tutti e con una guerra che, per quanto lontana, quotidianamente sta facendo sentire le sue pesanti ripercussioni, il titolo non lasciava molto spazio alla speranza. Actus tragicus.

A prima vista, insomma, un paradosso davanti agli sforzi per la ripresa di una vita normale. O una resa davanti ad una realtà che apparentemente sembra schiacciarci.

IL CONCERTO Invece, no. Per chi vi ha partecipato è stato un momento di ritrovata speranza, una speranza piena di senso e di ragione. Perché proprio le musiche che vi sono state eseguite hanno proposto una significativa meditazione su una possibile via alla speranza. “Actus tragicus”, infatti, è il titolo con cui abitualmente si indica la cantata “Gottes Zeitist die allerbeste Zeit” (Il tempo di Dio è il migliore di tutti) BWV 106, musicata da Johann Sebastian Bach nel 1707 per una cerimonia funebre. Nell’attuale ricerca di normalità e nell’attesa che anche sul fronte dei belligeranti si profili un qualche sforzo di porre fine al conflitto, il titolo del concerto – preso a prestito proprio dal sottotitolo della cantata bachiana – poteva richiamare la disillusione di una vita che non potrà più essere segnata dalla speranza e dalla felicità. Invece no, perché Bach ne ha fatto un suggestivo ed emozionante percorso di riflessione dentro il mistero della morte, riletto alla luce del messaggio cristiano. Dunque segnato dalla speranza. Una pagina adatta, insomma, non per piangere la disperazione della fine, ma per cogliere il senso di una ritrovata energia vitale. E infatti la partitura trasmette una profonda serenità. Il testo stesso, nei suoi momenti più alti, la realizza in una musica sempre ispirata e trascendente. A restituire vita alla preziosa pagina bachiana sono stati i giovani musicisti degli ensemble vocale e strumentale dell’Istituto di musica antica del Conservatorio di musica “Giuseppe Verdi” di Milano, diretti dal maestro Stefano Bagliano (preparatrice del coro Anna Aurigi).

Monsignor Emilio Pastormerlo

IL RICORDO DI STEFANO CERRI Ed è stato un momento ricco di senso musicale e spirituale. Il gruppo, infatti, ha riproposto la pagina bachiana con cura ed attenzione alle sue più riposte preziosità, unendo alla precisione dell’esecuzione la dimostrazione di una approfondita conoscenza dei problemi interpretativi che la pagina bachiana comporta. Accogliendo, all’inizio del concerto, il numeroso pubblico presente, monsignor Emilio Pastormerlo ha ricordato che l’evento era dedicato alla memoria di monsignor Stefano Cerri, deceduto un mesefa. Per trentatré anni prevosto di san Pietro Martire, don Cerri affiancava ad una notevole cultura filosofica e teologica, un altrettanto approfondita competenza musicale. Pianista, organista e direttore di coro, ha affiancato all’intensa attività pastorale, un altrettanto intensa attività di promozione musicale, nella ferma convinzione che la musica elevasse l’animo delle persone e fosse uno strumento privilegiato di avvicinamento a Dio. Esperto di canto gregoriano e di polifonia vocale (si era perfezionato anche al Pontificio Istituto Ambrosiano di Musica Sacra di Milano), don Cerri apprezzava profondamente la musica di Bach: sulla sua scrivania non mancavano mai i due volumi del “Clavicembalo ben temperato”, la più nota raccolta di composizioni cembalistiche bachiane, di cui don Stefano era, oltre che un attento conoscitore, anche un valente esecutore. In sua memoria, la comunità parrocchiale di San Pietro Martire ha varato il progetto di restauro della Sacrestia, ricca di un prezioso arredo quattrocentesco e di dipinti di epoca rinascimentale che attendono di ritrovare il loro primitivo splendore.

C.R

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