Siamo nel cuore del vangelo di Luca, una sosta verso la Pasqua di Gesù. Questo evento è noto come la “trasfigurazione” anche se l’evangelista Luca non usa la parola “trasfigurazione”, per evitare possibili fraintendimenti con le divinità pagane che assumevano sembianze umane per ingannare gli uomini. Luca preferisce parlare di un più generico mutamento di aspetto del volto per sottolineare il contrario: è l’umanità di Gesù a far vedere Dio, in altre parole, Dio lo vediamo nell’umanità di Gesù!
Mentre pregava, l’aspetto del suo volto divenne altro e la sua veste bianco sfolgorante.
Luca, non potendo descrivere i tratti del volto, spiega che la visibilità del suo volto divenne “altro” e descrive la veste come di un bianco assoluto. Inoltre, colloca questo evento “circa otto giorni dopo”. Come se fosse dopo il giorno del Signore, quello dopo la resurrezione, nella ferialità della vita. Un evento straordinario avviene nell’ordinario dei giorni: Dio, il “tutt’Altro” è, nel quotidiano, oltre a ciò che possiamo immaginare! La luce sul volto e dalle vesti, l’illuminarsi delle Scritture, provocano i discepoli. Pietro dà, al suo solito, una lettura impulsiva: “… facciamo qualcosa per fermare questo istante”. Invece, no. Ci sono momenti in cui il peso della gloria di Dio nell’umano, il peso della gloria dell’amore, può solo essere accolto. Qui comincia il cammino di Gesù verso Gerusalemme, che durerà tutto il resto del Vangelo: il volto che cammina e mentre cammina rivela, ad ogni passo, un tratto di questo volto, fino a quando, sulla croce, si fissa stabilmente. Allora qui ci troviamo davanti alla gloria di Dio, quella che noi siamo chiamati a vedere faccia a faccia, nel corpo di Gesù in cui abita corporalmente tutta la pienezza della divinità: “Ascoltate Lui”! In questi ultimi anni, molti pensatori hanno letto i processi del mondo attraverso la chiave della complessità auspicando che il compito principale per il futuro del mondo adulto sia educare ad affrontare l’incertezza e ad abitare la complessità della condizione umana.
La complessità del mondo, ma anche quella che attraversa gli eventi della nostra vita ordinaria, ci destabilizza: spesso siamo paralizzati e ci sentiamo impotenti. Abbiamo bisogno di scomporre, di dare ordine alle cose, affrontare un evento alla volta. Facciamo molta fatica a trovare qualcosa che ci aiuti a fare sintesi, a leggere la complessità, a tenere insieme gli opposti, a reggere la tensione. L’evento della trasfigurazione è un modo per farci fare, come per quei tre discepoli Pietro, Giacomo e Giovanni, esperienza di complessità, per farci vivere la contemporaneità degli opposti: vita e morte, gloria e croce, divinità e umanità. In quel cambio di aspetto del volto c’è un’attrazione di sintesi che sollecita a tornare, a scendere, a riprendere il cammino dietro al Maestro e a cercare come è possibile vivere croce e gloria contemporaneamente, come attraversare la morte e rimanere vivi, come vivere l’umanità da Dio!
madre Simona Corrado