Partecipazione, solidarietà, misericordia. Sono le tre parole chiave nelle linee essenziali del programma pastorale 2024-2026, presentate dal vescovo di Vigevano, monsignor Maurizio Gervasoni, nello scorso numero de “L’Araldo”, che ha parlato anche di Giubileo, giovani, sanità, territorio.
SINTONIE Questi i temi affrontati, a partire dal ruolo della testimonianza cristiana nell’ambito della vita civile: «La distinzione personale e comunitaria è molto importante perché le dinamiche personali non sono coincidenti con quelle comunitarie. La dimensione sociale dell’identità personale illuminata dalla fede è il compito della testimonianza cristiana». Da sottolineare la sintonia della Diocesi con la Settimana sociale dei cattolici, alla quale monsignor Gervasoni ha partecipato lo scorso luglio a Trieste. «Tanti problemi politici, per esempio le migrazioni, il carcere, l’economia, la riforma sanitaria, possono essere affrontati con il contributo di ciascuno attraverso formule di condivisione partecipativa per il bene della collettività». Importanti anche le azioni da compiere a livello pastorale per le “aree interne”:
Credo che il compito principale in questo momento per la nostra comunità sia quello di recuperare l’autenticità cristiana, che mi sembra non sia stata sufficientemente presa in considerazione nel recente passato.
Poi la sanità: «Dal punto di vista della Chiesa il problema più importante è la necessità di rimettere al centro dell’attenzione pastorale il prendersi cura delle persone, sia quelle malate sia quelle che curano i mala0ti sia le comunità che si dovrebbero prender cura di entrambe».
NUOVE GENERAZIONI Grande attenzione ai giovani: «Devono essere messi nella condizione di vivere la loro vita nella vita, nella vita degli adulti, nella società, nella Chiesa, nel confronto con la realtà. Rilevo poi una grande presenza di situazioni di disagio adolescenziale, che a mio avviso non possono trovare soluzione se non in un coinvolgimento effettivo nella vita che sia in grado di attirare pienamente l’attenzione dei giovani. Inoltre l’organizzazione della società deve chiedere una riformulazione complessiva». La Diocesi come vivrà il Giubileo? «Il compito principale di questo evento non è organizzare viaggi a Roma, ma mettere le persone nella condizione di vivere lo spirito giubilare, cioè di vivere la speranza come atteggiamento spirituale che trasforma la vita in un pellegrinaggio». Quali sfide attendono Vigevano e la Lomellina? «Mi sembra che un primo punto sia risolvere la questione della compresenza di tre comunità culturalmente “autonome” che insistono sulla stessa provincia. Poi bisogna ripensare il modello socio economico della Lomellina. Infine, dal punto di vista pastorale, vedo nella carenza vocazionale il venir meno di un tessuto spirituale che è in grado di dare anche forza e coraggio a questo territorio».
Davide Zardo