Stiamo per entrare nel “Triduo del Signore crocifisso, sepolto e risorto che culminerà nella Domenica di Pasqua il 31 marzo” (Messale Romano, Annunzio del Giorno di Pasqua). Dopo il silenzio del Sabato Santo, la celebrazione della Risurrezione del Signore è inaugurata dalla Veglia pasquale e prosegue per tutta la domenica. Ed è proprio sulla Veglia che vogliamo fermare la nostra attenzione. La Veglia, che ha carattere per sua natura notturno, è il centro dell’Anno liturgico; da essa scaturiscono tutte le altre celebrazioni dell’anno.
VEGLIA Gesù aveva ordinato ai suoi discepoli di vegliare (Mc. 13, 33), di vegliare e pregare (Mc. 14, 38) e aveva raccontato la parabola delle vergini che escono, di notte, incontro allo sposo, con le lampade accese, per la festa delle nozze (Mt. 25, 1 ss.). E come avrebbero potuto i cristiani non consacrare alla veglia di preghiera la notte della grande attesa del giorno nuovo, che non avrebbe conosciuto tramonto? (cfr. Messale Romano, Exultet). Sant’Agostino invitava i suoi fedeli a essere svegli «in questa veglia che è come la madre di tutte le veglie e nella quale tutto il mondo veglia» (Sermone 279, 1). E aggiungeva:
Che cosa si poteva fare di più conveniente, se non ripetere con la veglia il suo (di Gesù) risveglio dai morti?
(Sermone 221, 3). Vegliare è un atteggiamento permanente della Chiesa che, pur consapevole della presenza viva del suo Signore, ne attende la venuta definitiva, quando la Pasqua si compirà nelle nozze eterne con lo Sposo e nel convito della vita (cfr. Ap. 19,7-9).
PASSAGGIO Per antichissima tradizione questa è «la notte di veglia in onore del Signore» (Es 12,42). In questa notte il Signore “è passato” per salvare e liberare il suo popolo oppresso dalla schiavitù; in questa notte Cristo “è passato” alla vita vincendo la morte; questa notte è celebrazione-memoriale del nostro “passaggio” nella vita di Dio attraverso il Battesimo, la Confermazione e l’Eucaristia. La Chiesa che celebra la Pasqua si sente implicata in questo Mistero di morte-risurrezione. E proprio celebrando il Battesimo essa riconosce di essere entrata nella potenza della Pasqua del Signore. Per le stesse ragioni, la Veglia pasquale è il momento per eccellenza dell’Eucaristia. La comunione alla potenza salvifica della Pasqua, inaugurata con il Battesimo e la Confermazione, si intensifica e si riattualizza attraverso la partecipazione all’Eucaristia. Il pane e il vino consacrati offrono a coloro che li ricevono la forza redentrice della morte del Salvatore.
FESTA DELLE FESTE Ecco la grande notte… che cos’è diventata la più grande festa dell’Anno liturgico, questa Veglia pasquale che nell’antichità è stata designata come “la festa delle feste”, “la solennità delle solennità”? Qui da noi è il Natale a raccogliere il maggior numero di consensi. La Messa di mezzanotte continua ad affascinare e a incantare, anche se è in diminuzione il numero delle presenze rispetto al passato. Forse le ragioni non sono da cercare in ciò che è specificamente cristiano, ma nel contesto, nell’ambiente, nel clima… in ogni caso sembra che il bambino Gesù nel presepe attragga più della gloria del Crocifisso Risorto, della luce che inonda l’alba della Pasqua. Non mancano tuttavia persone e comunità che hanno ricevuto un considerevole aiuto e un’intensa gioia spirituale dalla Veglia pasquale. Per alcuni almeno questa notte santa è stata l’occasione per riscoprire l’immensa ricchezza della liturgia e la sua forza vitale. Senza nasconderci che un motivo che non incoraggia alla partecipazione può essere la durata della celebrazione, forse perché il mondo dei simboli e il linguaggio delle Scritture ci sono poco familiari. «Ciò che era visibile nel nostro redentore – afferma san Leone Magno – è passato nei misteri» (Sermone per l’Ascensione 2): il Risorto è presente nel simbolo della luce e poi nella sua Parola e lo sarà ancora più pienamente nei sacramenti dell’Iniziazione Cristiana. L’assemblea dei fedeli si associa alla professione di fede dei nuovi battezzati, rinnovandola nello stesso tempo. Poi la cena del Signore in cui, come i discepoli a Emmaus, ciascuno riconosce il Risorto quando spezza il pane (cfr. Lc. 24, 35).
LA FEDE Ci sarà capitato di partecipare a certe celebrazioni un po’ fragorose, ma povere di contenuto, e di udire certe affermazioni perentorie sulla risurrezione, facilitate da canti e melodie squillanti… e che alla fine ci hanno lasciato un gusto amaro in bocca, se solo abbiamo attraversato alcune di quelle prove dolorose che segnano l’esistenza umana. In ogni caso, sofferenza, insuccessi, ingiustizie, la morte, abitano la nostra esperienza. Davanti a tutto ciò, quale peso reale avrebbe l’affermazione troppo facile della vittoria dell’amore sul male, della vita sulla morte? La fede non è una dolce “ninna-nanna” né tanto meno una droga. La fede deve avere il sostegno necessario per attraversare i momenti bui della vita. Ecco perché il racconto sconcertante della scoperta del sepolcro vuoto nella Veglia e nel giorno di Pasqua ci risulta prezioso. Lontano dalle acclamazioni altisonanti, l’annuncio del Vangelo ci raggiunge nella nostra fragilità. E la narrazione ci orienta a leggere l’azione di Dio nella nostra vita. Innanzitutto la pietra è stata rotolata via. Il mistero della vita che sembrava imprigionato per sempre nel sepolcro della morte, schiacciato sotto la pesante pietra della disperazione e della rassegnazione, ha trovato questa notte un’apertura. Ora la notte comunica con il giorno, la morte può comunicare con la vita.
don Giampaolo Villaraggia