Un’esposizione dedicata a un’affascinante ma sconosciuta figura dell’arte lombarda, Stefano de’ Fedeli, e alla preziosa collezione di tavole fondo oro provenienti da Rosasco. È la mostra “Vigevano e Monza: l’altare di Stefano de’ Fedeli e i fondi oro di Rosasco”, organizzata dal Museo del Tesoro del Duomo da sabato 5 ottobre al 29 dicembre presso la sede di piazza Sant’Ambrogio 14. La mostra, frutto di una collaborazione tra il Museo del Tesoro del Duomo di Vigevano e il Museo e Tesoro del Duomo di Monza, rappresenta un’importante iniziativa culturale che mira alla valorizzazione del patrimonio artistico lombardo, realizzata con il contributo di Regione Lombardia. Una mostra che in realtà ne contiene due, una storia che intreccia Vigevano, Monza, un ramo cadetto della famiglia Visconti e attraversa i secoli.
LA SCOPERTA E’ Nicoletta Sanna Nai, conservatrice del Museo del Tesoro del Duomo, a raccontare questa vicenda che mescola arte, storia, religiosità, generosità e la tradizione pittorica lombarda. Protagoniste sei tavole dipinte, appartenenti al 1300, rimaste per anni a Rosasco e oggi ammirabili al Museo diocesano. Nel 1870 i coniugi Visconti di Saliceto fecero costruire un asilo “lattanti e primi passi” per i bambini dei contadini a Rosasco e al suo fianco edificarono un oratorio il quale fu adornato con sei tavole. Restarono lì fino al 1965. «Nel 1912 – spiega Sanna Nai – dopo la morte senza eredi del conte e della contessa, le opere benefiche restano al Comune insieme a un lascito. E’ il Comune che porta avanti il progetto dell’asilo e dell’oratorio. Nel 1965 la Soprintendenza decide un restauro di stato affidato a Giuseppina Brambilla, la quale aveva restaurato il Cenacolo di Leonardo».
Le sei tavole ritornano a Rosasco, ma vengono messe in un caveau bancario e poi in una stanza blindata nel palazzo municipale e qui rimangono fino al 2024 quando vengono spostate da Rosasco a Vigevano.
Il progetto espositivo ruota attorno alla ricostruzione del registro inferiore del polittico di San Giovanni decollato del Duomo di Monza, realizzato da Stefano de’ Fedeli nel 1478 e smembrato in tempi remoti. Diverse tavole sono rimaste al Museo e Tesoro del Duomo di Monza, altre sono inspiegabilmente scomparse. Tra i fondi oro di Rosasco, il prof. Miklòs Boskovits, uno dei massimi esperti di arte medievale al mondo, ha identificato una tavola (Santa Caterina da Alessandria e San Benedetto da Norcia) che costituisce il completamento della parte inferiore dell’altare. Unitamente a due opere provenienti da Monza (San Pietro e San Paolo, e la decapitazione di San Giovanni battista) ricomporrà l’ancona che sarà esposta per la prima volta a Vigevano. Durante la mostra ci sarà anche l’intervento dell’ultima restauratrice, Roberta Grazioli. Tra le opere spiccano due tavole di Paolo Veneziano e altre di autori anonimi, tutte restaurate e analizzate da rinomati studiosi.
LA CESSIONE Il tutto reso possibile dalla collaborazione tra la Diocesi e il comune di Rosasco. «Alla fine dello scorso anno il sindaco Riccardo Berzero Taccone – racconta Sanna Nai – tramite un comodato d’uso gratuito per 15 anni, ci ha dato la possibilità di avere sei tavole, che fino a quel momento erano conservate in una stanza con porta blindata». Le tavole erano state protette dai furti, ma non dal punto di vista conservativo. Appartengono a un periodo che va dall’inizio del 1300 fino alla seconda metà del XV secolo: opere quasi sconosciute nel nostro territorio». L’iniziativa è stata resa possibile dalla sinergia tra le Diocesi di Vigevano e di Monza, i due Musei diocesani, la Fondazione Gaiani.
Giulia Drago