Viaggio in Parrocchia / Dorno, tra fede e impegno civile

La chiesa parrocchiale di Dorno si erge in tutta la sua maestosità a pochi passi dal municipio, al termine di una strada scherzosamente conosciuta come “Via della conciliazione”, in riferimento a quella che a Roma collega Castel Sant’Angelo a Piazza San Pietro, simboleggiando la riconciliazione tra Stato e Chiesa.

IL TEMA DEL DOPPIO Una collaborazione, quella tra la parrocchia e il Comune, che qui è ben salda, e che ha una lunga tradizione di impegno civile e politico fin dai tempi di Walter Damiani, storico rappresentante della Dc. Il parroco, don Antonio Colnaghi, è un omone gentile e imponente come la sua chiesa, che custodisce le spoglie della martire santa Eufemia, venerata dai dornesi con una vivace sagra a metà giugno. Il patrono però è san Bartolomeo, anche se è molto più popolare sant’Anna (anche qui, il 26 luglio, grande festa).

Un doppio tema che ricorre anche nella chiesa parrocchiale, nota come Santa Maria maggiore ma intitolata a Santa Maria assunta in cielo. E nel fatto che il primo anno di insediamento, nel 2017, don Colnaghi abbia soggiornato alla residenza per anziani “San Giuseppe” anziché installarsi nella casa parrocchiale, che necessitava di una ristrutturazione. «Vengo da Sommo – racconta il sacerdote – ed è stato un distacco doloroso perché da poco mi erano morti entrambi i genitori. Ma qui ho trovato tanta accoglienza e un grande impegno caritatevole e sociale, con tanti gruppi parrocchiali, la Casa della condivisione che si occupa della raccolta alimentare, dei mercatini per il pagamento delle bollette e dell’affitto per i bisognosi. Poi ci sono il gruppo di preghiera San Pio, l’Oftal, i lettori e gli animatori liturgici».

Purtroppo sono pochi i giovani che frequentano l’oratorio, aperto tre giorni alla settimana, mentre abbondano quelli che si ritrovano fuori dalla chiesa fino a tarda notte.

VOGLIA DI FARE Eppure don Colnaghi è riuscito a creare un nuovo gruppo di animatori del Grest. «I dornesi hanno la fama di avere la “testa dura”, ma i ragazzi sono tutti d’animo buono, compresi alcuni non battezzati. Certo non è una parrocchia facile, c’è una certa difficoltà a recepire novità e cambiamenti, e naturalmente non ci si può confrontare con i tempi in cui la chiesa era piena, ma in tutto il paese c’è una gran voglia di fare: dai volontari che hanno ristrutturato la chiesetta di San Materno, all’associazione culturale “Paolo Laboranti” che ha fatto restaurare alcuni quadri della chiesa parrocchiale; dalla Confraternita della porchetta, che quest’anno ha devoluto il ricavato di uno spettacolo alla parrocchia, al gruppo Alpini che organizza tante attività benefiche. Vorrei solo che ci fosse più partecipazione alla messa domenicale, ma è una comunità molto viva».

Dino Invernizzi, coordinatore dei catechisti

Dino Invernizzi

Dino Invernizzi, coordinatore dei catechisti, è anche membro dei consiglii pastorali parrocchiale e diocesano, e dell’equipe diocesana per il Sinodo. Nel tuo impegno parrocchiale, dove trovi forza e motivazione nei momenti più faticosi? «Nella fede, nello sguardo in Gesù: ti dà una forza incredibile che nelle relazioni è molto importante».

Il Sinodo chiama tutta la Chiesa ad “ascoltare”. Come si è tradotto questo invito nella vostra comunità? «Ci siamo focalizzati sull’ascolto, soprattutto negli ultimi incontri. Dorno nei premi del ‘900 era una collegiata insigne, praticamente una mezza diocesi; è una comunità generosa, capace di grosse offerte per le giornate del seminario e dell’infanzia». Come vedi la tua parrocchia tra cinque anni? Quali sogni, desideri, o “segni dei tempi” senti di voler coltivare insieme alla tua comunità? «Anche qui, come in altre parrocchie, assistiamo a un calo della frequenza ai sacramenti, ma in compenso in quei pochi che restano, anche nei giovani, la fede è molto forte. Diciamo che la quantità è poca, ma la qualità non manca. Ciò che mi auguro è un futuro di incontro e ascolto, per trovarsi a confrontarsi e a parlare di fede e spiritualità. Da 30, 35 cresimati all’anno siamo passati a 10, 15, ma i ragazzi sono tutti molto motivati. Il senso del nostro essere “chiesa insieme” si riassume prima di tutto nell’ascoltare senza giudicare. La conseguenza sbagliata del mancato ascolto del prossimo, è il pregiudizio».

Davide Zardo

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