Man mano che il treno si avvicina a Sannazzaro de’ Burgondi, dal finestrino si vedono serbatoi e cisterne di carburante, con le ciminiere della raffineria sullo sfondo. Ma quando si esce dalla stazione l’atmosfera non è certo quella di una città industriale, con capannoni grigi, dello stesso colore delle facce. Un lungo viale porta dritto alla piazza del mercato, che il giovedì anima il centro storico con le sue bancarelle. Poco più a destra c’è il municipio, a palazzo Pollone, mentre la chiesa parrocchiale è a sinistra, su un ampio piazzale. Il quartiere è elegante, con negozi alla moda: saloni di bellezza, agenzie immobiliari, assicurazioni.
POVERTA’ IN AUMENTO La povertà però è dietro l’angolo, nascosta dalla dignità di chi non vuole far vedere che ha bisogno. Nello stesso edificio dove hanno sede le abitazioni dei sacerdoti (don Luca Girello, don Arsene Mpole, don Vladimir Soldo) si trova la Caritas parrocchiale, che opera da circa 20 anni. «Negli ultimi tre anni – racconta il parroco don Girello – le famiglie assistite, che prima erano 40, sono salite a 65: si tratta di 200 persone. E questo solo a Sannazzaro. A Ferrera ci sono altre 25 nuclei familiari, di cui molti stranieri, che magari lavorano per qualche mese in raffineria e poi vengono lasciati a casa perché il contratto ha breve durata.
IL COMUNE Collaboriamo con l’Ufficio comunale dei servizi alla persona, coordinato dall’assessore e vicesindaco Silvia Bellini, e con gli assistenti sociali, per aiutare queste persone. Per gli stranieri poi abbiamo istituito un corso di lingua italiana con l’insegnante Clara Rossi, il mercoledì». I collaboratori della parrocchia sono tanti, circa 150, di cui 20 catechiste: «Ma ne servirebbero ancora – aggiunge don Girello, alla sua prima esperienza come parroco – perché i bisogni sono tantissimi». Ma di cosa ha più bisogno la comunità? «Di una presenza maggiore del sacerdote. Sannazzaro è a capo dell’unità pastorale “Santa Maria alla fontana” che racchiude anche Scaldasole, Ferrera, Pieve Albignola, Casoni Borrone e Balossa Bigli. È chiaro che le comunità più piccole risentono della mancanza del sacerdote sul posto, perché bisogna dividersi per sei parrocchie.
L’UNITA’ PASTORALE È vero che siamo in tre, ma i fedeli sono abituati al prete “in loco” e fanno fatica. L’unità pastorale è un’idea nata per rimediare alla scarsità di sacerdoti, ma è chiaro che la gente deve abituarsi. Credo che si debba crescere nel messaggio della visione ecclesiale: il prete cambia, non puoi legarti a lui, devi costruire tu la quotidianità. Poi ci sono i bisogni più spicci, che sono tanti nonostante la presenza del volontariato. Abbiamo bisogno di operatori per la Caritas e i giovani».
«Si dà e si riceve tantissimo»
La parrocchia di Sannazzaro dispone di ampi locali e ospita anche una scuola dell’infanzia, oltre all’oratorio dove si svolgono i Grest, i centri estivi. «Ho trovato una comunità molto viva – spiega don Luca Girello – i miei predecessori hanno lavorato bene. I tetti erano già rifatti e non ho dovuto fare il “prete del mattone”, anche se qualcosina è ancora da mettere a posto». I bambini e i ragazzi che frequentano il catechismo sono 150. Poi c’è il gruppo Oasi con 40 giovani in età da post-cresima, oltre a una settantina di adolescenti a partire dalla prima superiore: in questo gruppo, che non si occupa di catechismo ma di aggregazione per i giovani, ci sono anche ragazzi di fede ortodossa e musulmana. Maria Cristina Bianchi Carnevale è una delle catechiste che operano da più tempo. «Fin da ragazzina – racconta – ho fatto la catechista, e ogni anno mi chiedo cosa trasmettere ai ragazzi. Credo che si importante la testimonianza con la propria vita, con l’esempio, non tanto con quello che si dice ma con ciò che si fa. I ragazzi per me sono motivo di crescita personale, e si impegnano tutti, chi più chi meno. Ogni tanto ne incontro per strada qualcuno che nel frattempo è cresciuto, e facciamo due chiacchiere. Ho avuto in classe anche i figli di alcuni ragazzi a cui avevo insegnato il catechismo quando ero più giovane, e mi hanno detto che i loro genitori si ricordavano di me. Si dà e si riceve, e se ci crediamo a loro arriva qualcosa».
Davide Zardo